Napoli, Napoli. Di lava, porcellana e musica. Una mostra, molte voci
La mostra Napoli, Napoli. Di lava, porcellana e musica dedicata al Maestro Roberto De Simone, a cura di Sylvain Bellenger (21 settembre 2019 – 20 settembre 2020, prorogata fino al 10 ottobre 2021), grazie a una scenografia coinvolgente ideata dall’artista Hubert Le Gall come la regia di un’opera musicale, ha trasformato l’Appartamento Reale in un palcoscenico di eccezione in grado di stregare adulti e bambini con una vera e propria favola che ha permesso ai visitatori di immergersi in un mondo incantato e senza tempo.
Meravigliosa, emozionante, spettacolare, unica, straordinaria, fantasmagorica, semplicemente sublime… Gli aggettivi si susseguono nei commenti alla mostra.
L’esposizione, unica nel suo genere, celebra l’intera civiltà illuminista della Napoli nel ‘700, una grande città europea, capitale mondiale della musica.
E’ dedicata al M° Roberto De Simone, compositore, regista, drammaturgo, grande personalità di spicco della cultura teatrale e musicale che nel 1987, da direttore artistico del Teatro di San Carlo ne celebrò il 250° anniversario della nascita con “La Festa Teatrale”.
Promossa dal Museo e Real Bosco di Capodimonte, con il Teatro di San Carlo di Napoli, in collaborazione con l’associazione Amici di Capodimonte ets e la produzione e organizzazione della casa editrice Electa, la mostra è stata concepita proprio come una festa, mettendo in scena il Teatro di San Carlo – con la sua sartoria oggi diretta da Giusi Giustino – e le porcellane di Capodimonte.
Ma il vero filo conduttore resta la musica capace di accompagnare il visitatore in un mondo incantato, grazie all’uso delle cuffie dinamiche – non semplici audioguide – attivabili passando di sala in sala.
Tutte le musiche, da Giovanni Pergolesi a Domenico Cimarosa, da Giovanni Pacini a Giovanni Paisiello, da Leonardo Leo a Niccolò Jommelli, selezionate da Elsa Evangelista con un commento critico musicale di Alessandro De Simone per i vari temi artistici di ciascuna sala, sono ora disponibili anche sull’app Capodimonte, liberamente scaricabile su Google play o App store.
Si susseguono i temi dell’egittomania, della chinoiserie, della musica sacra e della musica profana, del potere e della successione delle dinastie, del Grand Tour, del Vesuvio, di Pulcinella, dell’ironia delle parrucche del ‘700 e molti altri.
Un’esposizione di 300 porcellane delle Reali Fabbriche di Capodimonte e di Napoli, più di 150 costumi del Teatro di San Carlo con firme prestigiose (da Ungaro e Odette Nicoletti) sapientemente selezionati dalla direttrice della sartoria Giusi Giustino, strumenti musicali del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, dipinti, oggetti d’arte e di arredo e animali tassidermizzati conservati al Museo Mineralogico e al Museo Zoologico di Napoli (oggi confluiti nel Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche dell’Università Federico II di Napoli).
La mostra termina nella sala della Culla con Carosello Napoletano, il nome scelto per l’installazione multimediale progettata e realizzata da Stefano Gargiulo (Kaos Produzioni). Capodimonte è al tempo stesso spettatore e attore di un’epoca – il Settecento e il periodo del regno borbonico – frenetica e seducente, ricca di fascino e ingegno creativo, che ha reso Napoli vera capitale di un regno, al suono roboante delle esplosioni ed eruzioni del Vesuvio di quegli anni. L’uso delle tecnologie multimediali valorizza lo spazio creando un dialogo tra passato e presente, in un fluire di immagini e suoni che lo trasformano in una grande macchina teatrale.
Una mostra dalle molte voci che ci raccontano le loro storie
“Tutte le storie del mondo sono sparse per terra. Non sono proprietà di nessuno. Chiunque può impadronirsene a suo piacimento e farne ciò
che vuole. Senza dover rendere conto a nessuno, se non a se stesso. Incurante di quello che vogliono dire, attribuisce loro il significato che
preferisce, indegno o glorioso che sia. Le trasforma in un racconto curioso che ritiene gli appartenga, non rendendosi conto che ognuna di esse appartiene a tutti. Nessuno sfugge alla regola. Perché non esiste storia che appartenga a una sola persona. Neanche la sua”.
Philippe Forest
Rimango il re delle mie pene
romanzo
Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte e curatore della mostra
“La mostra Napoli Napoli. Di lava, porcellana e musica completa la trilogia di mostre concepite come rilettura delle collezioni permanenti. Dopo la libertà di Carta Bianca. Capodimonte imaginaire e la rilettura e l’operazione di recupero della memoria attuata con Depositi di Capodimonte. Storie ancora da scrivere, mancava la cultura come festa, la festa che riconcilia sempre Napoli, che qui costituisce una cultura, un’economia, quasi una condizione metafisica: mancava un’esposizione che fosse una festa. A Napoli, festa è sempre musica. Carlo di Borbone lo aveva capito perfettamente, così come aveva capito che per creare un nuovo regno alla metà del XVIII secolo sarebbe stato utile ricorrere al modello di governo del suo bisnonno Luigi XIV e alla creazione della Manifatture Reali, del Teatro e dell’Accademia Reale di Musica. Questa mostra è un omaggio a quella politica, in cui musica e arti decorative danno il tono ai nuovi regni europei. Tra le immagini del pubblico che porto nel cuore, in questi due anni di esposizione, c’è senz’altro quella di una visitatrice che, rapita dalla musica, ha cominciato a ballare nelle sale: aver saputo regalare emozioni rappresenta una grande soddisfazione per me e per tutto lo staff di Capodimonte”
Hubert Le Gall, scenografo, autore dell’allestimento
“Per uno scenografo ogni esposizione d’arte è una nuova storia da raccontare, con attori, autori, avventure, atmosfera e colori. Ma in questa esposizione lo scenografo ha un ruolo più attivo e svolge un’attività che ricorda quella del regista: le opere sono presentate per essere inserite in una trama, immergendo il visitatore in un universo che lo trasporta nello spazio e nel tempo. La mostra segue la disposizione degli appartamenti reali e sviluppano temi che evocano un passato ancora molto attuale. Sono pochi i musei che possono sviluppare un progetto così ambizioso e creativo, ma come dice spesso il direttore Sylvain Bellenger, solo a Napoli si possono realizzare i miracoli”
(dal catalogo della mostra, Electa 2019)
Stéphane Lissner, Sovrintendente Teatro di San Carlo
“Napoli, Napoli, Di lava, porcellana e musica” non è soltanto una bellissima esposizione di uno dei musei più straordinari d’Europa, ma è soprattutto la prima mostra di una grande istituzione museale internazionale espressamente basata sulla Musica. Il Teatro di San Carlo non poteva non essere protagonista dell’idea di Sylvain Bellenger con la propria storia, le opere e i ricchi costumi curati dalla nostra direttrice di Sartoria Giusi Giustino. Saremo sempre felici di affiancare iniziative di grande bellezza come questa”.
Emmanuela Spedaliere, Direttore Generale Teatro di San Carlo
“Il Museo di Capodimonte è stato costruito subito dopo il Teatro di San Carlo, a partire dal 1738, dallo stesso architetto Medrano, per volontà di Carlo di Borbone. Questo simbolo di continuità e di collaborazione è continuato nei secoli e oggi si è rafforzato con la straordinario progetto della mostra “Napoli, Napoli” che ha visto le migliori forze del nostro Teatro affiancare il Museo di Capodimonte. Siamo pronti per future avventure, sempre nel segno della valorizzazione del patrimonio, insieme anche con il nostro Museo MeMus, destinato a conservare alcune delle sezioni espositive da noi prodotte per la grande mostra a Capodimonte”.
Giusi Giustino, direttrice della Sartoria del Teatro di San Carlo
“Questa mostra è unica e irripetibile, è sontuosa, unisce la porcellana di Capodimonte ai costumi delle Opere del Teatro di San Carlo. Un costume è la rappresentazione di un personaggio e nasce da una ricerca minuziosa. Studio del libretto, bozzetto, campionatura prima che mani esperte cuciano i pensieri e i sogni per regalarli al personaggio e allo spettatore. Dietro ad ogni spettacolo ci sono mesi di preparazione e tutti lasciano un ricordo. La particolarità dei costumi scelti per la mostra di Capodimonte è la loro maestosità, nel percorso si intrecciano le molteplici facce di Napoli, il sacro e il profano, la miseria e la nobiltà”.
avv. Errico di Lorenzo, presidente di Amici di Capodimonte
“E’ stato uno straordinario successo dovuto a un’invenzione del direttore Sylvain Bellenger che ancora una volta ha dato prova di avere una mente particolarmente ‘colorata’ e in maniera geniale ha messo in scena un gesto d’amore per Napoli, rappresentandola nelle sue grandezze: la musica, i costumi e le arti applicate”
prof. Pier Giulio Cappelletti, Direttore del Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche
“Il Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche dell’Ateneo Federico II è stato particolarmente felice di essere stato coinvolto in questo importantissimo evento, che come tutti sappiamo è giunto in un momento molto difficile per tutte le realtà espositive e culturali. Gli oltre ottanta reperti, tra cui bombe vulcaniche, minerali e medaglie di lava, assieme a volatili e mammiferi tassidermizzati, mirabilmente collocati ed armonizzati nelle diverse sale e collezioni, hanno contribuito a rendere unica questa mostra, nata da una atmosfera unica, quella della Capitale del Regno e delle Arti, che è stata ricreata tramite la sintesi e la rappresentazione tra l’incontro tra le diverse arti.”
Mª Elsa Evangelista, ha selezionato le musiche per la mostra e scelto le loro esecuzioni
“Il filo conduttore di questa mostra, è sicuramente la musica. Infatti, il direttore Sylvain Bellenger sottolinea frequentemente che questa mostra senza musica, senza l’audio guida non si può visitare. E ha perfettamente ragione, perché i brani musicali che ho scelto per ogni singola sala, oltre a farci tuffare nel secolo d’oro della grande scuola musicale napoletana, accompagnano il visitatore in un viaggio immaginario nella storia e nelle arti, raccontando la Napoli del ‘700, capitale del Regno delle due Sicilie. La mostra è un’apoteosi di bellezza, di emozioni, di esaltazione. E’ il trionfo delle arti: l’arte pittorica, della porcellana, della musica, del teatro. La scelta delle musiche non poteva che ricadere sulle opere dei compositori della grande Scuola Musicale Napoletana del ‘700. Ho seguito l’allestimento, il significato, le emozioni di ogni singola sala – proprio come avviene quando si compone una colonna sonora di un film – il compositore compone in base alla sceneggiatura e in base al testo del film, interpretando con la musica i momenti ora drammatici, ora allegri”
M° Alessandro De Simone, ha realizzato il commento storico-critico alle musiche
“Affrontare il tema del teatro e della musica a Napoli durante il Settecento corrisponde a una vera e propria opera di disincrostazione, simile alla pulitura di un antico e fragile reperto archeologico, un minuzioso e attento lavorio di rimozione dei sedimenti accumulati nel tempo, che hanno obliterato significati e linguaggi originari. Oggi risulta di enorme complessità comprendere l’esatta portata dei fattori che determinarono l’affermarsi di una così alta cifra stilistica, tale da dominare per oltre un secolo, divenendo modello insuperato per artisti di mezza Europa”.
(dal catalogo della mostra, Electa 2019)
prof. M° Carmine Santaniello, direttore del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli
“Ho sempre ritenuto indispensabile la collaborazione tra Istituzioni che condividono le stesse finalità artistiche e culturali. Per questo il Conservatorio San Pietro a Majella si è reso volentieri ben disponibile nel contribuire all’allestimento della Mostra”Napoli Napoli. Di lava porcellana e musica”organizzata dal Museo di Capodimonte, fornendo alcuni preziosi strumenti della collezione del Conservatorio. Così i pianoforti donati da Caterina II di Russia a Giovanni Paisiello e a Domenico Cimarosa, come pure il prezioso mandolino di Fidele Barnia, hanno arricchito l’esposizione aggiungendo alla narrazione storico-artistica un significativo valore testimoniale. Abbiamo offerto in tal modo la possibilità ad un più vasto pubblico di meglio recepire i forti legami esistenti tra le arti nell’articolato quadro storico sociale dell’età borbonica”.
Luigi Sisto, curatore delle collezioni di strumenti musicali del Conservatorio di Musica San Pietro a Majella
“I pianoforti a tavolo Adam Beyer (Londra 1780) e Michail Kirschnick (San Pietroburgo 1781), dono di Caterina II di Russia a Domenico Cimarosa e a Giovanni Paisiello, sono indiscutibilmente tra i principali simboli delle collezioni di strumenti musicali del Conservatorio di San Pietro a Majella.
Nel racconto di Ettore Santagata, economo del conservatorio napoletano negli anni della direzione di Francesco Cilèa (1916-1935), il pianoforte di Cimarosa fu acquistato dai Cefaly di Cortale e lasciato al Real Collegio di Musica per il tramite di Francesco Florimo. Il pianoforte di Paisiello, proveniente dal Reale Albergo de’ Poveri, divenne parte delle collezioni del San Pietro a Majella nel 1926, all’indomani dell’inaugurazione del suo Museo Storico-Musicale.
Insieme al preziosissimo mandolino “milanese” Fidele Barnia (Venezia 1767), si sono resi anch’essi protagonisti della mostra Napoli Napoli. Di lava, porcellana e musica, raccontando da una prospettiva diversa il ruolo avuto dalla cultura musicale napoletana e dai suoi compositori nell’Europa del Settecento”.
Stefano Gargiulo (Kaos Produzioni), autore dell’installazione multimediale nella sala della Culla, ultima sala della mostra, dal titolo “Carosello napoletano”
“Carosello è una parola derivata dal napoletano carusiello (palla di creta) che a sua volta deriva da caruso (ragazzo) e che sta a indicare un movimento turbinoso e vivace, in poche parole: Napoli. Uno degli aspetti più interessanti del lavoro è forse la relazione che siamo riusciti a creare tra le immagini e lo spazio della Sala della Culla, tra materia e percezione visiva, e da questa relazione nasce un soggetto autonomo, altro. Il progetto installativo parte con il compito di sintetizzare, con forme e modalità contemporanee quello che nel percorso della mostra è esposto in forma statica, riuscendo ad assumere via via un carattere ed un significato proprio, restituendo allo spettatore di oggi le emozioni e la “maraviglia” tipica del ‘700 napoletano e di tutto il periodo borbonico. Napoli è un infinito vasto e stratificato racconto che essa stessa mette in scena quotidianamente da più di 2000 anni, dove i copioni si ripetono, sempre diversi ma sempre uguali, una storia dove il produttore è la natura, dove i suoni, le grida e la vita stessa sono amplificate dalle cavità sotterranee che creano la cassa armonica della città. Un luogo di una stabile instabilità dove la relazione dei suoi abitanti con l’imprevedibile, il meraviglioso e il terrificante è storia che continua senza soluzione di continuità dalla sua fondazione. Napoli educa al bello, basta saper guardare, forse il linguaggio “multimediale” e delle nuove tecnologie può aiutare proprio a questo: sollecitare lo sguardo, soffermarsi e ri-conoscere il valore di ciò che la quotidianità a volte nasconde”.
Tommaso Ottieri, autore del trompe-oeil che introduce alla mostra e invita il pubblico ad entrare in scena
“Per Napoli Napoli ho cercato di rendere al massimo la magnificenza, la gloria e lo splendore che questa città mi ha sempre mostrato, dentro gli ori, gli sticchi ed i velluti, ma anche attraverso le feritoie, i rivoli di luce, le ombre violacee dei muri di tufo. La bellezza di un Purgatorio tutto sommato sopportabile, per uomini come i napoletani abituati ad ogni tipo di paradiso su questa terra. Ho dipinto uno frammento del San Carlo, l’ho reso quinta scenica, ci ho immaginato le persone camminarci dentro, come sospese dentro l’aria senza tempo di quel teatro immensamente magnifico”.
Giovanni Lombardi, presidente gruppo industriale Tecno e presidente dell’Advisory Board del Museo e Real Bosco di Capodimonte
“Siamo sempre al fianco della direzione del Museo e Real Bosco di Capodimonte per lo sviluppo dei suoi progetti culturali ma siamo particolarmente orgogliosi di aver sostenuto la mostra Napoli Napoli. Di lava, porcellana e musica, unica del suo genere che ha riscosso enorme successo nel pubblico, soprattutto con l’installazione multimediale ideata da Stefano Gargiulo (Kaos produzioni), il ‘Carosello Napoletano’ che restituisce la meraviglia del Settecento come secolo d’oro in cui Napoli davvero era capitale della musica e delle altre arti”.
Scopri la mostra
È possibile accedere ai contenuti musicali attraverso l’app scaricabile e utilizzabile anche lontano dal museo.
Di seguito i link di accesso:
Playstore:
https://play.google.com/store/apps/details?id=it.coopcultureitalia.app.capodimonte&hl=it
Appstore: