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L’Italia chiamò – Capodimonte oggi racconta… Strada di campagna (Un giorno di caldo in Sicilia!) di Francesco Lojacono

Per la quotidiana rubrica L’Italia chiamò – Capodimonte oggi racconta… vi portiamo in Sicilia alla scoperta del paesaggista Francesco Lojacono e della sua opera Strada di campagna (Un giorno di caldo in Sicilia!).

Il testo è a cura di Gioacchino Barbera, storico dell’arte che, per molti anni, è stato direttore del Museo di Messina e, a Palermo, della Galleria Regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis.

 

Nel corso degli anni settanta Francesco Lojacono (Palermo 1838-1915), il più noto e celebrato paesaggista siciliano tra Ottocento e primo Novecento, con straordinaria perizia tecnica e attraverso la ricerca di sottili effetti atmosferici, perfeziona la sua cifra stilistica, in perfetto equilibrio tra approccio realistico e visione sentimentale della natura, di grande fortuna fino ai primi decenni del nuovo secolo (per un profilo completo e approfondito dell’artista si rimanda al catalogo della mostra allestita a Palermo nel 2005-2006, Francesco Lojacono. 1838-1915, a cura di G. Barbera, Luisa Martorelli, F. Mazzocca, A. Purpura, C. Sisi, Cinisello Balsamo 2005).

 

Si datano appunto fra il 1870 e il 1885 alcuni suoi capolavori, presentati con successo alle maggiori esposizioni in Italia e in Europa – cito per tutti due spettacolari dipinti, la Veduta di Palermo dallo stradale di Santa Maria di Gesù, firmata e datata 1875, della Galleria d’Arte Moderna di Palermo, forse la sua opera più conosciuta e riprodotta, e la Veduta di Palermo da Santa Maria di Gesù, dello stesso anno, in collezione privata – tra i quali va annoverato anche il dipinto di Capodimonte, che figurava all’Esposizione Nazionale di Belle Arti di Napoli del 1877 (cfr. Catalogo dell’ Esposizione Nazionale di Belle Arti del 1877 in Napoli, Napoli 1877, p. 37, Sala VIII, n. 477) con il titolo Un giorno di caldo in Sicilia!, prontamente acquistato dai Reali per la Pinacoteca del Museo.

 

Francesco Lojacono, Strada di campagna (Un giorno di caldo in Sicilia!) olio su tela, cm 109 x 231, firmato in basso a destra: “F. Lojacono 77”, Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte, in sottoconsegna alla Camera dei Deputati

 

In realtà si tratta di una scena che raffigura i preparativi di un duello d’onore, ambientato in uno scorcio della campagna siciliana desolato e polveroso, che richiama con tutta evidenza suggestioni letterarie e musicali (dalle novelle di Giovanni Verga alla Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni), caratterizzato da un alto muro a sinistra e dalla vegetazione tipica di fichidindia e sterpaglie, il tutto reso con una fedeltà quasi fotografica al vero.

Così lo descrive Francesco Colnago (Lojacono, Palermo 1909, p. XXIV):

 

“un grande e meraviglioso paesaggio estivo… il suo capolavoro: l’ardente e selvaggia anima dell’estate, percorso da piante di opunzia e cinerei ulivi”.

 

Vi si possono accostare alcune fotografie “pittoriche” rese note da Marina Miraglia nel catalogo della mostra di Lojacono del 2005-2006, in particolare Strada di campagna (Palermo, Museo Etnografico Comunale G. Pitré), del fotografo palermitano Francesco Paolo Uzzo (vedila riprodotta in Francesco Lojacono, cit., p. 196, n. 43), che presenta un’ambientazione e un taglio compositivo quasi identici al dipinto.

 

Francesco Paolo Uzzo, Strada di campagna, 1895 circa, gelatina al cloruro. Palermo, Museo Etnografico Comunale G. Pitré.

 

Già Francesco Saverio Netti ne aveva illustrato il soggetto:

 

“[…] Sulla via due vetture da nolo, col mantice alzato si sono fermate innanzi al portone chiuso di una masseria, cinta da un muro a sinistra. Da una vettura sono scesi un ufficiale e un borghese: un altro ufficiale chiacchiera con qualcuno che è nella seconda e che non si vede. Infine un altro uomo attende che il portone s’apra e porta un involto sotto il braccio. Si tratta di un duello… Pare che la cosa sia ovvia in quei paesi e in quella stagione, e che il sole che infoca le teste riscaldi anche le frasi”

(F.S. Netti, Scritti vari, Trani 1895, ora in Scritti critici, a cura di L. Galante, Roma 1980, p. 174).

 

Ma converrà riportare anche le recensioni entusiastiche, in verità prolisse e ridondanti, della critica del tempo. Rocco de Zerbi, ad esempio, ne parla come di

 

“uno dei più forti quadri dell’Esposizione, d’una delle poche opere d’arte, di vera arte che si vedono in questa mostra, di uno dei lavori che sono stati più ammirati e lodati, della tela del Lojacono… che ha avuto gli onori di questa battaglia artistica, mietendo largamente gli applausi del pubblico… la critica ha detto che il signor Lojacono meritava il posto d’onore che il pubblico gli avea dato. Io aggiungo a ciò: che il quadro del Lojacono è arte, ed è arte moderna”

(R. de Zerbi, L’arte moderna-Lettere a proposito della Esposizione di Belle Arti in Napoli, Firenze 1877, pp. 97-98).

 

Ancora più minuziosamente descrittivo il commento di Costantino Abbatecola nella sua Guida all’Esposizione di Napoli:

 

“[il dipinto di Lojacono] riproduce una campagna sopra Palermo, come se fosse la nostra bella vista di Napoli. Il paesaggio ha dalla sinistra del visitatore una masseria chiusa da muro, sul quale vedesi uscire parte degli alberi; dalla destra vi sono tutti i fichi d’India, mentre nel mezzo una strada tutta polverosa, ed in fondo mista alla caligine si vede Palermo ed il mare. Sulla strada vi sono due vetture da nolo ed un cavallo, viste di spalle, e vicino ad una di queste, vi è un ufficiale di artiglieria che parla con uno che si finge [si nasconde] in carrozza, mentre un borghese ed un ufficiale di fanteria sono alla porta della masseria, che è chiusa, e si distingue che portano nelle mani delle sciabole involte. Io credo che il bravo artista col titolo di Un giorno di caldo, e col punto ammirativo alla fine della parola, ha voluto significarci che il caldo fortissimo di Sicilia ha esaltato la testa calorosa di quelle persone, e perciò in seguito di serio alterco, si sono andati a battere in duello. […] Il lavoro è riuscito assai, sia come concetto, che come esecuzione… si veggono riprodotte fin le minuzie del paesaggio, senza riuscire trito o antipatico, e tutto il quadro è dipinto con un tocco franco, sicuro e succoso”

(C. Abbatecola, Guida e critica della grande Esposizione di Belle Arti di Napoli del 1877, Napoli 1877, pp. 132-134).

 

Come si è detto prima, il consenso della critica del tempo fu unanime nel giudicare Lojacono il maggiore paesaggista siciliano e tuttora egli viene considerato generalmente il più grande tra i pittori siciliani dell’Ottocento, il “ladro del sole”, l’unico capace di rendere “la luce dell’estate siciliana, il gravare dell’afa sulla campagna… l’immagine di una Sicilia luminosa e serena” (F. Grasso, Francesco Lojacono, in, Ottocento. Cronache dell’arte italiana dell’Ottocento, n. 20, Milano 1991, p. 85).

 

Del dipinto si conosce anche una versione di formato più ridotto (replica o variante) nella collezione Sinatra, ora nel Museo Civico di Agrigento (inv. 149; cfr. E. De Castro in La collezione Sinatra. Paesaggi di Francesco Lojacono e altri temi della pittura siciliana tra ‘800 e ‘900, a cura di G. Costantino, Palermo 1997, p. 71, ill. a p. 117).

 

Francesco Lojacono, Strada di campagna, Agrigento, Museo Civico, collezione Sinatra

 

Il testo di Gioacchino Barbera è inserito nell’iniziativa “L’Italia chiamò – Capodimonte oggi racconta”

 

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