L’Italia chiamò – Capodimonte oggi racconta… la Flora Farnese di Filippo Tagliolini
Per la consueta rubrica L’italia chiamò – Capodimonte oggi racconta…, vi proponiamo l’approfondimento, a cura di Maria Flavia Lo Regio, storica dell’arte e collaboratrice presso l’associazione Amici di Capodimonte, sulla Flora Farnese realizzata in biscuit da Filippo Tagliolini, capomodellatore della Real Fabbrica delle porcellane di Napoli.
Tra le destinazioni italiane del Grand Tour nel Settecento, Napoli si poneva come tappa irrinunciabile per i colti e nobili signori dell’aristocrazia europea che desideravano entrare in contatto con l’eredità artistica della capitale del Regno delle Due Sicilie.
Insieme a Pompei ed Ercolano, anche la manifattura napoletana di porcellana figurava tra le mete più apprezzate dai viaggiatori, in particolare da chi intendesse conservare memoria delle opere ammirate durante il soggiorno acquistandone piccole, pregiate riproduzioni.
La Real Fabbrica delle porcellane di Napoli sorse nel 1771 per tenace volontà di Ferdinando IV di Borbone nonostante il veto del padre Carlo III, il quale, nel lasciare Napoli alla volta della Spagna, aveva ordinato la dismissione della Real Fabbrica di Capodimonte, da lui fondata nel 1743, insieme a tutte le attrezzature che non fossero trasportabili a Madrid, dove sarebbe poi sorta un’altra manifattura, quella del Buen Retiro.
In un primo momento la manifattura operò in clandestinità, anche se Ferdinando non si risparmiava di incoraggiarne comunque la produzione e la sperimentazione degli impasti per la porcellana, ma conobbe poi un importante e decisivo cambiamento con il nuovo direttore, l’archeologo Domenico Venuti, che ricopriva anche la carica di direttore degli Scavi del Regno.
Figlio di Marcello, che sotto il regno di Carlo si era occupato degli scavi di Pompei, Domenico diede alla manifattura una identità nuova ed originale, privilegiando una produzione ispirata all’antico e promuovendo la realizzazione di capolavori che la resero celebre in tutta Europa.
Fu lui stesso ad incoraggiare lo scultore Filippo Tagliolini, capo modellatore della Real Fabbrica, ad abbandonare il gusto barocco per abbracciare il neoclassicismo, traendo ispirazione per la produzione in porcellana dalle sculture antiche destinate all’abbellimento scenico delle tavole reali o ad ambienti privati.
Tutta la produzione della manifattura, che ben presto si elevò a vero e proprio manifesto del patrimonio del Regno, veniva sapientemente pubblicizzata da Domenico Venuti, il quale non trascurava di incontrare le grandi personalità in visita non solo agli scavi, ma anche presso la stessa fabbrica.
In quegli anni Tagliolini ebbe modo di studiare, oltre alle sculture ritrovate nelle città vesuviane, anche quelle della collezione Farnese giunte a Napoli da Roma (attualmente collocate nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli, MANN), che Carlo aveva ereditato dalla madre Elisabetta Farnese, ultima discendente di una delle più celebri famiglie nel panorama del Rinascimento italiano.
In questa cornice, la Flora Farnese si colloca tra le creazioni che hanno riscosso maggior successo, tanto da essere riprodotta anche da altre manifatture di porcellana sia italiane che europee.
L’opera, che riproduce fedelmente, ma in dimensioni ridotte, una scultura di epoca romana ritrovata a Roma, è stata realizzata da Filippo Tagliolini in porcellana biscuit.
Il biscuit è un particolare impasto opaco molto somigliante al marmo per aspetto e colore, che ben si prestava sia alle nuove creazioni di gusto neoclassico che alla riproduzione di sculture antiche.
Il biscuit della Flora fu registrato nella Serie di figure dei modelli realizzati da Tagliolini tra il 1796 e il 1805 ed è citato più volte nell’inventario di vendita del 1807 redatto alla chiusura della fabbrica.
Real Fabbrica di Napoli (1771-1806). Alcuni biscuit conservati nelle collezioni del museo ed esposti nel percorso della mostra Napoli Napoli. Di Lava, porcellana e musica © photo Luciano Romano
Si sostiene l’ipotesi della produzione in biscuit di due versioni della Flora con ghirlanda già nel 1796, come risulta dagli inventari di fabbrica, nonché di una successiva al 1800 con fascio di fiori.
Il nostro biscuit, così come la scultura antica che riproduce, ritrae la dea con una veste sottile che vi aderisce come se fosse bagnata, evidenziando un corpo armonico e sinuoso e lasciando scoperta la spalla destra; la mano destra solleva da un lembo la lunga veste, mentre nella sinistra residuano frammenti della ghirlanda di fiori.
L’elegante e delicato biscuit della Flora Farnese è attualmente esposto nella sala dedicata al Grand Tour nell’ambito della mostra Napoli Napoli. Di lava, porcellana e musica, che introduce il visitatore ad un affascinante viaggio nella Napoli borbonica e nell’eccezionale clima di riscoperta dell’antico che la pervadeva.
Il testo di Maria Flavia Lo Regio è inserito nell’iniziativa “L’Italia chiamò – Capodimonte oggi racconta”.