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L’Italia chiamò – Capodimonte oggi racconta… le acquisizioni della Real Casa dal 1870 al 1912, Gemito e non solo

Il Museo e Real Bosco di Capodimonte custodisce un nutrito numero di opere di Vincenzo Gemito grazie soprattutto al ruolo svolto da Annibale Sacco, direttore della Real Casa dal 1863 al 1887 e consigliere del re in materia di acquisti di opere d’arte.

Gemito fu destinatario di due importanti committenze reali che ne acuirono la precaria salute mentale: la monumentale statua di Carlo V per una delle nicchie della facciata di Palazzo Reale e il Trionfo da Tavola, mai terminato.

Da allora fino ad oggi importanti donazioni e acquisizioni relative all’artista arricchiranno il patrimonio di Capodimonte (la Collezione Minozzi, ad esempio).

In questo articolo, per la rubrica “Capodimonte oggi racconta”, Maria Tamajo Contarini, co-curatrice della mostra Gemito. Dalla scultura al disegno,  insieme a Jean-Loup Champion e Carmine Romano, focalizza la sua e la nostra attenzione su un periodo ben definito: le acquisizioni di Casa Reale dal 1870 al 1912.

 

Attraverso gli acquisti promossi dalla corte, documentati dall’attività espositiva delle Biennali Borboniche (1826-1859) prima e della Società Promotrice di Belle Arti di Napoli (1862-1922) poi, si percorre gran parte della politica culturale adottata da Casa Reale in materia di acquisizione dei beni.

Un percorso che documenta anche per la scultura l’evoluzione del gusto dalla cultura tardo classica a quella che si apre al verismo nelle sue diverse declinazioni.

Parallelamente alla tendenza ad acquisire dipinti di soggetto storico, privilegiando i pittori con esperienza classicista e celebrativa delle attività del regno, per la scultura l’orientamento espresso dagli artisti attivi nei primi decenni del XIX secolo è a favore della formazione accademica di stampo neoclassico, con i primi cenni di cultura romantica.

Capodimonte diviene oggetto di un coerente programma decorativo in cui le opere annesse dalle Biennali sono eseguite da quegli stessi scultori attivi nei lavori di abbellimento della reggia: Citarelli, Angelini, Solari, Calì e altri, ad esempio, sono pagati nel 1837 e 1838 per realizzare cinque camini alla greca e alla egiziana e gotico nell’ambito dell’intervento progettato dall’architetto e decoratore neoclassico Antonio Niccolini dal 1823.

 

A. Niccolini (progetto), F. Citarelli, G. Aveta, G. De Crescenzo (scultori), G. Calì (marmoraro), G.Beccalli (modello in creta), Camino alla greca, 1837
Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte

 

La convergenza sulla reggia di Capodimonte, che diviene in questi anni sede operosa del rimodernamento delle regge borboniche, a cui concorre anche il matrimonio tra Ferdinando II e Maria Teresa d’Austria nel gennaio 1837, trova conferma nei numerosi lavori eseguiti nella reggia in questi anni e dall’inserimento di arredi di gala.

 

Nella seconda metà del secolo l’interesse nei confronti della scultura sembra intensificarsi.

Si delineano notevoli cambiamenti d’indirizzo tematico e di gusto.

Con il passaggio della dimora storica ai Savoia, primi sovrani d’Italia, emerse la volontà di trasformare Capodimonte nel luogo in cui costituire il museo moderno della città.

Ruolo strategico nella politica di acquisizione lo ebbe certamente Annibale Sacco, direttore della Real Casa dal 1863 al 1887 e consigliere del re in materia di acquisti di opere degli artisti contemporanei meritevoli di entrare nelle collezioni reali.

L’incremento delle opere è notevole ed in particolare per le sculture è evidente l’incalzare degli acquisti negli anni ’70 e ’80.

Negli inventari di Capodimonte, redatti nella seconda metà del secolo, sono presenti interessanti informazioni sulla provenienza delle opere che forniscono un quadro quasi completo della collezione di sculture e laddove scarseggiano notizie, è possibile ipotizzarne la presenza dell’opera nella residenza privata, acquisita grazie ad un rapporto diretto tra la corte napoletana e gli artisti.

Sicuramente il clima politico mutato e il radicarsi dell’atteggiamento di maggiore vicinanza alle richieste della popolazione e del nutrito gruppo di artisti che vedeva nel sostegno della corte la concreta possibilità di affermazione, portarono nella collezione dei musei cittadini un numero maggiore di opere, non tutte congeniali all’arredo di una residenza reale, ma per Capodimonte evidentemente ad uso del nuovo museo da costituire.

Parallelamente sembra aumentare l’interesse dei sovrani nei confronti delle arti e diverse visite sono documentate proprio negli studi degli scultori, direttamente coinvolti negli intenti celebrativi manifestati dopo l’Unità d’Italia in cui si volle inneggiare gli uomini che avevano segnato l’evolversi della cultura e del bene sociale.

Vittorio Emanuele II (1861-1878) e Umberto I (1878- 1900) con Margherita di Savoia visitano le Esposizioni Nazionali e le maggiori manifestazioni artistiche.

In particolare Margherita si dimostra interessata alle tendenze artistiche in voga e influenza le scelte delle opere da acquisire.

L’apertura verso il rinnovamento fu sicuramente promossa da Domenico Morelli, presente nelle maggiori iniziative culturali della città e dello Stato unitario, tra i fondatori della Società promotrice di Belle Arti, dal 30 gennaio 1864 ricoprì la carica, assieme a Federico Maldarelli, di Ispettore onorario della Pinacoteca di Capodimonte, con incarico di segnalare le opere della collezione reale da immettere nella quadreria del museo.

 

P. Masulli (1824-1876), Giordano Bruno, 1863, bronzo, Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte

 

Già nell’inventario del 1865, accanto ad un nucleo di sculture in marmo di provenienza borbonica eseguite da artisti tra cui Angelini, Citarelli, De Crescenzo, Irdi, Wyatt, formati nell’ambiente romano partecipe alle esperienze di Canova e Thorvaldsen, compaiono i primi acquisti dalla Promotrice del 1863 che rimandano ai fermenti sociali e con essi i temi legati alle temperie storiche e culturali di quegli anni: il bronzo di Pietro Masulli, Giordano Bruno e la terracotta di Achille D’Orsi, Un garibaldino ferito, opera già aderente al verismo di Stanislao Lista.

 

A. D’Orsi (1845-1929), Garibaldino ferito, 1863, terracotta
Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte

 

I successivi acquisti dalle Promotrici sono riportati da due inventari databili tra il 1874 e il 1879 in cui le opere sono elencate per tipologia.

Se nel primo sono classificate come in un registro di entrata che prende avvio dal 1874 e include anche le opere presenti nella reggia prima del 1860, nel secondo si riportano solo le opere ritenute di proprietà di Casa Savoia.

A queste ultime è apposta poco dopo la dicitura appartenenti al patrimonio privato di Sua Maestà il Re perché acquistate dopo il 1860, che evidentemente documenta sopraggiunte esigenze patrimoniali e politiche in cui la corte sabauda dichiara di non includere i beni presenti nella residenza come dotazione ereditaria e indirettamente dimostra la magnanimità della politica di acquisizione nei primi decenni di unità nazionale.

Nel 1870 entra per la prima volta nelle collezioni un’opera di Gemito nelle collezioni reali: tra quelle presenti all’esposizione allestita nell’Istituto di Belle Arti e toccate in sorte alla corte, al n. 105 del Catalogo compare Il vizio! certamente da identificare con Il giocatore di carte.

 

Vincenzo Gemito, Il giocatore di carte, 1867-1868, gesso bronzato Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte

 

L’opera giovanile fu pagata dalla corte 500 lire e assegnata da Vittorio Emanuele II alla Reggia di Capodimonte.

Si avvertono gli insegnamenti di Stanislao Lista per lo studio dal vero e gli esperimenti con il coetaneo Antonio Mancini.

La scultura già mostra quello che fu subito notato come un modellato pittorico.

Questa precoce immissione nella collezione reale potrebbe essere stata occasione di conoscenza con Annibale Sacco a cui Gemito scrisse una lettera nel 1876, una sorta di biglietto di accompagnamento per l’invio del ritratto in bronzo di Mariano Fortuny (1874): immaginando che potrà piacerle. Perdonerà l’ardire, come riportato dalla Picone Petrusa in un contributo del 1989-90, ancora oggi fondamentale per la storia delle collezioni del museo.

 

Vincenzo Gemito, Busto di Fortuny, bronzo Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte

 

La predilezione per la città di Umberto I e Margherita di Savoia, che trascorse lunghi soggiorni a Capodimonte, è avvalorata da un nutrito numero di sculture che giunsero a Napoli nel 1886 dal Real Palazzo del Quirinale di Roma, negli anni di trasformazione a residenza della famiglia reale.

Opere di Cincinnato Baruzzi, Giovanni Fontana, Paolo Aleotti, Luigi Melchiorre, Roberto Grifoni, Alessandro Rossi, Ignazio Villa, Santo Varni, Ulisse Cambi, tutte in marmo bianco, eseguite da artisti che avevano lavorato per committenze reali e rappresentano il passaggio dall’impostazione neoclassica ai primi accenni delle nuove istanze romantiche con lievi influssi naturalistici.

D’altra parte la regina aveva già manifestato un interesse nei confronti della scultura moderna, come affermò in una lettera a Irene della Rocca: mais je crois que chez nous la sculpture est mieux en ce moment.

 

I. Villa (1813-1895), Agar e Ismaele (1844-62), marmo
Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte

 

Se Casa Reale conferma la scelta del marmo per la ritrattistica ufficiale, si accentua in questi anni la dicotomia nei confronti della produzione acquisita dalle esposizioni locali, in cui sono preferite opere di cultura verista eseguite in gesso bronzato o terracotta, riservando al bronzo solo le piccole sculture.

Opere innovative di Pasquale Fosca, Luigi Bianco, Federico Percopo, Filippo Cifariello, Luigi De Luca entrano nella collezione tra il 1884 e il 1893.

La posizione privilegiata di Gemito, artista ormai affermato e stimato a corte, in particolare da Elena d’Orléans, Duchessa di Aosta, che aveva scelto Capodimonte come sua residenza e che gli commissiona il Pescatoriello da donare a Margherita di Savoia, è confermata dal susseguirsi degli incarichi di Casa Reale negli anni ‘80 e ’90 registrati negli inventari.

 

Se nel 1883 viene indicato l’ingresso del bronzo con Rosa (La Caprese), acquistato dall’antiquario Allegra, seguono due impegnativi lavori commissionati dalla corte e non presenti negli inventari perché rimasti incompleti: nel 1884 l’incarico per la scultura di Carlo V per la facciata di Palazzo Reale del 1884, di cui si conserva la statua in bronzo.

 

Vincenzo Gemito, Carlo V, bronzo Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte

 

e nel 1886 quello per la grandiosa composizione del Trionfo da tavola per Capodimonte, di cui esegue solo il bozzetto in cera e molti disegni.

 

Vincenzo Gemito, bozzetto per il Trionfo
Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte

 

Sono invece segnati come Nuovo acquisto nel novembre e dicembre 1889 Figura di vecchio, piccolo mezzo busto in bronzo più volte riprodotto e Giovane pescatore nudo ripiegato sulle gambe che stringe un polipo tra le mani, riproduzione in gesso del Pescatoriello presentato a Parigi nel 1877, di cui viene specificata la presenza di una base mobile circolare.

Entrambe le opere potrebbero rientrare negli acquisti diretti portati avanti dalla corte a ulteriore riprova dell’interesse nei confronti dello scultore.

 

Vincenzo Gemito, Pescatore, ante 1876, gesso
acquisto 1889 Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte

 

Il 26 novembre 1890, dopo gli acquisti dalla Promotrice, è registrato nell’inventario l’arrivo a corte del bronzo Ragazzo che ride, “giovane ragazzo dai capelli bagnati dal mare”, versione ridotta dell’Acquaiolo eseguito per Francesco II di Borbone esule a Parigi (1881).

Nel marzo 1894 viene poi trasferito dal Real Palazzo a Capodimonte il busto in bronzo Meissonier, versione ridotta del ritratto dell’artista presentato a Parigi nel 1880 che i reali richiedono per Napoli.

Evidenti segnali di una apertura della corte ormai affrancata dalla produzione accademica e particolare attestazione di stima e sostegno nei confronti di Gemito che non possono essere certamente casuali, come dimostrato dagli studi recenti presenti nello stesso catalogo della mostra in programmazione al museo di Capodimonte.

 

Il testo di Maria Tamajo Contarini sulle Acquisizioni di Casa Reale è inserito nella sezione “Capodimonte oggi racconta”.

 

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