Van Gogh. I capolavori ritrovati
Martedì 7 febbraio saranno esposti per tre settimane al Museo e Real Bosco di Capodimonte, prima di tornare in Olanda, i due dipinti di Vincent Van Gogh rubati 14 anni fa al Van Gogh Museum di Amsterdam e ritrovati dalla Guardia di Finanza in un covo della camorra, a settembre dello scorso anno.
L’esposizione delle tele, accolta con entusiasmo dal Museo olandese, è promossa dal Ministero dei beni e delle Attività Culturali e Turismo, dal Museo e Real Bosco di Capodimonte e finanziata dalla Regione Campania. Il progetto è attuato dalla Scabec Spa, con l’organizzazione a cura di Electa, senza alcuna maggiorazione del prezzo di ingresso, come avvenuto per la mostra di Vermeer.
Il 7 dicembre del 2002 è un giorno nero nella storia dell’arte. Due uomini si introducono nel Van Gogh Museum attraverso una finestra e rubano due dipinti di Vincent Van Gogh, Paesaggio marino a Scheveningen del 1882 e Una congregazione che esce dalla Chiesa Riformata di Nuenen del 1884/85. I ladri fuggono calandosi con una corda dalla finestra rotta, ma vengono arrestati qualche tempo dopo. Condannati al carcere e al risarcimento del danno i due malfattori negano le loro colpe senza collaborare per il ritrovamento dei dipinti, di cui si sono nel frattempo disfatti.
Per 14 anni se ne perde ogni traccia fino al settembre del 2016 quando le due tele vengono clamorosamente recuperate dalla Guardia di Finanza nel corso di un’operazione contro una banda di narcotrafficanti internazionale.
Le tele, seguendo un percorso ancora da ricostruire, sono dunque finite nelle mani della camorra, nascoste in un panno vicino la cucina di una casa di Castellammare di Stabia riconducibile a un latitante del clan. Grazie alle dichiarazioni dei pentiti la Guardia di Finanza ha identificato il patrimonio della banda, procedendo al sequestro dei beni. I militari, coordinati dal colonnello Giovanni Salerno, si sono imbattuti nei quadri rubati proprio nel corso di un sequestro di beni per decine di milioni di euro, compiendo un recupero straordinario che conferma la forza del sistema Italia nella lotta al traffico illecito delle opere d’arte, come dichiarato dal ministro Dario Franceschini.
Van Gogh, morto a soli 37 anni, che in vita ha venduto soltanto uno dei circa 900 dipinti eseguiti, è uno dei più celebri e influenti pittori di sempre. Si accosta tardi alla pittura ed è un autodidatta che rifiuta ogni impostazione accademica, non seguo alcun sistema di pennellata scrive al fratello Theo. In meno di un decennio compie una straordinaria parabola artistica che lo porta dall’ossessiva produzione grafica e il cupo realismo degli inizi, influenzati dai grandi maestri del seicento nordico, alla violenta esplosione di colori della maturità, nella fervente Parigi postimpressionista, dove conosce artisti del calibro di Toulouse-Lautrec, Seurat e Gauguin, col quale stringe un tormentato legame artistico e personale, come nella luce e nei colori dei girasoli e i campi di grano di Arles. Colori che colpiscono la tela con moto irregolare ma fluido e senza ripensamenti creando visioni inquietanti e ipnotiche, che riflettono lo squilibrio mentale che lo porterà al suicidio.
La pittura di Van Gogh distrugge la propria struttura nel momento stesso in cui la costruisce, ma in quell’istante in cui l’arte brucia se stessa, il valore estetico brilla di una luce accecante (Argan)
Le due tele ritrovate sono fondamentali per la comprensione della prima stagione pittorica di Van Gogh, degli anni olandesi (1880-1885), in cui, influenzato dal seicento nordico e dalla sua vocazione frustrata di evangelizzatore, si esprime con una pittura di nero realismo che tocca il vertice con i Mangiatori di patate.
La Marina di Scheveningen è l’unico esemplare del Van Gogh Museum risalente al soggiorno dell’artista a l’Aia (1881-1883), dunque una delle sue prime prove pittoriche dopo due anni dedicati esclusivamente al disegno, ed è inoltre una delle due sole vedute marine dipinte dall’artista in quel periodo.
Scheveningen è una località frequentata dai paesaggisti olandesi, resa celebre dal monumentale Panorama cilindrico eseguito da Mesdag nel 1881 e noto a Van Gogh che nella sua tela cattura con drammatica sintesi l’atmosfera tesa che prelude lo scoppio di una tempesta, con le onde increspate del mare e le raffiche di vento che spazzano vorticosamente la spiaggia.
Il vento era così forte che potevo a stento restare in piedi e vedere attraverso le nuvole di polvere (Van Gogh al fratello)
La Congregazione che esce dalla Chiesa Riformata di Nuenen, unico dipinto del museo olandese a conservare il suo originario telaio, è un’opera di dolente e intima dimensione del ricordo e degli affetti familiari. Eseguita per la madre all’inizio del 1884, la tela mostra infatti la chiesa del villaggio di Nuenen dove il padre di Van Gogh era stato pastore. Nel 1885, dopo la morte di questi, il pittore ha modificato il dipinto aggiungendo il gruppo di fedeli in primo piano, in sostituzione di una precedente figura isolata di contadino, e foglie brune sugli alberi per restituire un clima più autunnale.
Inaspettatamente i due dipinti che hanno perso la cornice sono stati rinvenuti in buone condizioni, ad esclusione di lievi danni al margine della tela di Nuenen e della perdita di un piccolo frammento pittorico nella veduta, che ha scoperto la tela sottostante. Un adeguato programma di restauro sarà condotto una volta che le opere saranno rientrate in Olanda.
Prima di allora, a partire dal 7 febbraio i dipinti saranno esposti al pubblico per tre settimane al secondo piano del Museo di Capodimonte, accanto alla sala di Caravaggio, senza alcuna maggiorazione del prezzo di ingresso, come avvenuto per la mostra di Vermeer.
Un gesto di restituzione dell’arte all’arte, e dell’arte al pubblico. Un gesto che mostrerà ai turisti e ai cittadini di Napoli e del mondo che questa non è unicamente una città assillata come tante altre dalla criminalità, ma anche una città dove la gente e le forze dell’ordine lottano in favore del bene, un luogo vitale di cultura, in cui l’arte viene riscoperta e restituita a tutti. Un gesto di speranza e riscatto.
Il direttore Bellenger dichiara Il direttore del museo Van Gogh Axel Rüger è felice e onorato che questa operazione si faccia nel museo più bello d’Italia. Ringrazio le forze dell’ordine, il MiBACT e il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca che da subito ha sostenuto il senso di questa operazione. Diremo che la Campania non è solo terra di camorra, ma anche di legalità e d’arte, è un grande segnale di riscatto.
Dichiara Axel Rüger, direttore del Van Gogh Museum, siamo estremamente soddisfatti che le opere vengano esposte nella città dove sono state ritrovate, per celebrare il loro sicuro salvataggio. Mettendo a disposizione le opere in primis per i napoletani, abbiamo voluto esprimere tutta la nostra gratitudine alla vostra Città e Regione, all’Italia e alle autorità italiane, specialmente la Guardia di Finanza e la Procura, e siamo anche immensamente grati ai nostri colleghi del Museo di Capodimonte.
La Regione Campania ha voluto finanziare e sostenere l’allestimento e la promozione di questa speciale esposizione a Capodimonte – sottolinea il Presidente della Giunta regionale della Campania Vincenzo De Luca – perché essa rappresenta, allo stesso tempo, un evento culturale di livello mondiale e un segnale profondo di civiltà e legalità. È l’occasione per valorizzare la ricca collezione di questo meraviglioso museo insieme alle due importanti opere di Vincent van Gogh, restituite al mondo. È un omaggio a due capolavori che si temeva perduti per sempre, ma è anche il pubblico riconoscimento dell’azione di quegli uomini che si sono caparbiamente impegnati a ritrovarli.
Il 10 gennaio del 1876 Vincent Van Gogh scrive in una lettera al fratello e ora, vecchio mio, sono davvero piuttosto all’oscuro di ciò che farò, ma dobbiamo provarci e tener in vita la speranza e il coraggio.
Video di Giovanna Garraffa.