Raffaello a Capodimonte: l’officina dell’artista
10 giugno – 13 settembre (prorogata fino al 28 novembre 2021)
(Primo piano 8.30-19.30 ultimo ingresso 18.30)
a cura di Angela Cerasuolo e Andrea Zezza
coordinamento indagini diagnostiche Marco Cardinali
date e orari
10 giugno – 28 novembre 2021, tutti i giorni (chiuso il mercoledì)
dalle ore 8.30 alle ore 19.30 (ultimo accesso alle ore 18.30)
sede
Museo e Real Bosco di Capodimonte, via Miano 2 – Napoli / I piano, sala 5-6-7
biglietti
intero: 10 euro
ridotto per vaccinati alla Fagianeria: 5 euro
ridotto young (18-25 anni): 2 euro
gratuito (0-18 anni) e possessori Artecard
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info e prenotazioni (consigliata per normativa anti-Covid nei weekend e festivi): 848 800 288
da cellulare e dall’estero: 06 39967050
www.coopculture.it
prenotazioni tramite app Capodimonte su App store e Google store
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La mostra Raffaello a Capodimonte: l’officina dell’artista (prorogata fino al 28 novembre 2021) a cura di Angela Cerasuolo e Andrea Zezza fa parte delle celebrazioni per i 500 anni dalla morte dell’artista e si propone di valorizzare il patrimonio raffaellesco del Museo, molto più ricco e vario di quanto si sia soliti pensare.
Il percorso di visita offre al pubblico le novità emerse dalla campagna di indagini diagnostiche condotte nel Museo, grazie a importanti collaborazioni istituzionali – alla base di questa mostra – che permetteranno un approccio originale sia alle opere d’arte, sia al lavoro della bottega dell’artista e a quelle dei sui seguaci, mettendo in luce il complesso lavoro che sta dietro la creazione di originali, multipli, copie, derivazioni.
Il Museo e Real Bosco di Capodimonte, infatti, conserva alcune opere autografe di grande rilevanza, che permettono di esemplificare i momenti principali della carriera dell’artista: L’Eterno e la Vergine, due frammenti della Pala di San Nicola da Tolentino (1500-1501) prima opera nota del diciassettenne Raffaello, dipinta per la chiesa di Sant’Agostino di Città di Castello, distrutta alla fine del Settecento, il Ritratto di Alessandro Farnese (1511 circa) il giovane cardinale che tanti anni dopo diventerà il potente papa Paolo III, il Mosé e il roveto ardente (1514) cartone preparatorio eseguito per l’affresco della volta della Stanza di Eliodoro in Vaticano, la Madonna del Divino Amore (1516-18) dipinto tra i più ammirati dell’artista nel corso del Cinquecento, poi caduto nell’oblìo e sottratto solo recentemente, anche grazie alle indagini scientifiche e al restauro, alla sfortuna critica in cui era caduto nel Novecento.
Ma Capodimonte conserva anche un’opera fondamentale di Giulio Romano, il principale allievo di Raffaello, la Madonna della gatta (1518-1520 ca.?), eseguita seguendo un modello del maestro, e di cui le indagini diagnostiche aiutano a comprendere meglio tanto la complessa genesi esecutiva, quanto le cause dei problemi che ne hanno resa problematica la conservazione.
Una serie di copie, derivazioni, multipli, alcune delle quali forse elaborate nella bottega stessa dell’artista (Madonna del Passeggio, Madonna del Velo), altre per mano di artisti di prima grandezza per committenti importanti – è il caso della famosa copia del Ritratto di Leone X di Andrea del Sarto – dove la nozione di ‘copia’ costeggia quella di ‘falso d’autore’, e che secondo Vasari avrebbe ingannato lo stesso Giulio Romano – o forse per esercitazione, come il San Giuseppe dalla Madonna del velo realizzato da Daniele da Volterra.
Queste, assieme ad altre realizzate da più meccanici copisti (Madonna Bridgwater) permettono di esplorare ad ampio raggio questo tipo di produzione, che costituiva larga parte dell’opera delle botteghe del Cinque e del Seicento e che oggi forma una parte enorme, anche se spesso trascurata, del nostro patrimonio artistico.
Raffaello da Urbino, il quale studiando le fatiche de’ maestri vecchi e quelle de’moderni, prese da tutti il meglio, e fattone raccolta, arricchí l’arte della pittura di quella intera perfezzione, che ebbero anticamente le figure di Apelle e di Zeusi e piú (Giorgio Vasari)
Le opere in mostra
Le indagini diagnostiche: dai materiali ai procedimenti esecutivi
Da tempo i dipinti sono oggetto di studi scientifici sui materiali pittorici e sullo stato di conservazione.
Grazie allo sviluppo delle tecnologie, è oggi possibile ottenere informazioni anche sui processi creativi e compositivi.
Mettere in luce il modus operandi di un artista significa conoscere come erano preparati i supporti, se l’opera era abbozzata mediante disegni preparatori, se sono presenti cambi di intenzione (“pentimenti”) in corso d’opera e come gli strati pittorici sono stati stesi per ottenere l’effetto desiderato.
Alcune tecniche hanno avuto un notevole impatto nelle ricerche condotte in ambito museale. Fra queste, la radiografia a raggi X, la riflettografia IR e la fluorescenza a raggi X sono ormai entrate nelle consuetudini degli studi in questo campo.
Più recentemente, l’introduzione della tecnica di imaging MA-XRF ha fornito un nuovo formidabile strumento in grado di offrire informazioni precise e di facile lettura, consentendo la caratterizzazione dei materiali utilizzati dall’artista e della loro distribuzione su tutta la superficie dell’opera.
Dal 2018 il Museo e Real Bosco di Capodimonte ha avviato una importante campagna di indagini diagnostiche sui dipinti delle sue collezioni.
Le indagini sui dipinti di Raffaello e del suo ambito sono parte di un programma di collaborazione ampio che include il Dipartimento di Lettere e Beni Culturali dell’Università della Campania Vanvitelli e il LAMS (Laboratoire d’archéologue moléculaire et structurale) di Parigi e che ha visto recentemente la partecipazione scientifica dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (ISPC) del CNR e i Laboratori Nazionali del Sud (LNS) dell’INFN di Catania ed l’Istituto di Scienze e Tecnologie Chimiche del CNR (SCITEC) di Perugia.
Le misure MA-XRF sono state svolte nel museo dal laboratorio XRayLab dell’ISPC-CNR impiegando il sistema a scansione LANDIS-X progettato e sviluppato dal laboratorio.
La realizzazione delle indagini è stato un momento impegnativo ed emozionante dell’approccio alle opere che ha coinvolto un team multidisciplinare con varie professionalità.
Il confronto ha aiutato da una parte storici e restauratori ad accedere alla complessa lettura dei dati scientifici, dall’altra ha portato i componenti del team scientifico ad affinare strumenti e metodi in funzione dei problemi conservativi e dei quesiti posti dalle opere esaminate.
I risultati di queste indagini sono la base scientifica di questa mostra e sono illustrati con video esplicativi su monitor presenti in sala. Inoltre, scaricando liberamente l’app Capodimonte su App store e Google play sarà possibile rivederli anche a casa e rivivere l’emozione della visita.
Le indagini diagnostiche saranno discusse anche nel corso del convegno internazionale Raffaello 1520-2020, rinviato di un anno a causa della pandemia, in programma il prossimo 1-2-3 luglio al Museo e Real Bosco di Capodimonte e all’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” .
La campagna di indagini condotta sui dipinti raffaelleschi del museo di Capodimonte ha previsto l’uso contestuale di diverse tecniche di indagine:
La radiografia a raggi X (XRR) è una tecnica che permette di rivelare la struttura interna di un dipinto in modo non distruttivo.
La riflettografia a infrarossi (IRR), permette, tra l’altro, la visualizzazione del disegno sottostante lo strato pittorico.
La fluorescenza a raggi X (XRF) consente di individuare gli elementi chimici di cui sono costituiti i materiali pittorici.
L’imaging MA-XRF tramite l’acquisizione di una sequenza di spettri XRF, fornisce immagini della distribuzione di ciascun elemento sull’intera superfice dell’opera, visualizzate come gradazioni di grigio.
Il percorso espositivo
Nascere a Urbino nella primavera del 1483, per chi era destinato dalle proprie inclinazioni e dalla tradizione familiare a diventare artista, costituiva uno straordinario colpo di fortuna (Vincenzo Farinella)
Una scuola eccezionale: maestri e fratelli maggiori – sala 5, primo piano
Raffaello nacque nel 1483 a Urbino, città straordinariamente vivace. Nello splendido Palazzo Ducale, che dobbiamo immaginare frequentato dal pittore bambino, lavoravano artisti fiorentini, senesi, fiamminghi. Qui Raffaello imparò presto ad avere uno sguardo aperto su ciò che vedeva intorno a lui. Urbino è rappresentata, nella prima sala della mostra, dal Ritratto di Luca Pacioli, grande matematico, circondato da strumenti che ne ricordano gli studi sulle proporzioni armoniche, un aspetto che sarà essenziale nell’arte di Raffaello. Seguono tre dipinti che esemplificano l’opera degli artisti che ispirarono il pittore agli inizi della sua carriera: una Madonna col Bambino di Perugino, caratterizzata dalla nuova «dolcezza ne’ colori unita» propria di questo artista; una Natività di Signorelli che è un buon esempio della sua tecnica e del suo stile fortemente plastico, quasi opposto a quello del Perugino, infine l’Assunta di Pinturicchio di cui Raffaello agli inizi imitò le dolcezze e le esuberanze decorative.
Raffaello da Urbino, il quale studiando le fatiche de’ maestri vecchi e quelle de’moderni, prese da tutti il meglio, e fattone raccolta, arricchí l’arte della pittura di quella intera perfezzione, che ebbero anticamente le figure di Apelle e di Zeusi e piú (Giorgio Vasari)
Raffaello a Capodimonte: dall’inizio alla piena maturità – sala 6, primo piano
Raffaello ebbe sempre una straordinaria capacità di accogliere ogni stimolo dagli artisti con cui entrava in contatto, assimilandone i caratteri di stile e rielaborandoli per restituirli più vitali. La stessa abilità dimostrò nelle pratiche esecutive delle sue opere, dove dispiegò ogni mezzo che potesse rispondere alla sua ricerca.
Il nucleo di opere raffaellesche del Museo di Capodimonte, visibile nella seconda sala di mostra, può dare un’idea della straordinaria versatilità dell’artista, del suo continuo sperimentare e del lungo cammino percorso nella sua breve e folgorante carriera che lo portò, nell’arco di vent’anni, ad aprire strade nuove in ognuno dei generi artistici che praticò, come si potrà osservare nei frammenti Eterno Padre e Vergine della perduta pala d’altare Incoronazione del Beato Nicola da Tolentino, nel Ritratto del cardinale Alessandro Farnese, nel Mosé davanti al roveto ardente cartone preparatorio eseguito per l’affresco della volta della Stanza di Eliodoro in Vaticano e nella Madonna del Divino Amore dipinto tra i più ammirati dell’artista nel corso del Cinquecento presentato in sala accanto al disegno preparatorio conservato nel Gabinetto Disegni e Stampe del Museo e Real Bosco di Capodimonte.
Di assoluto interesse per i visitatori e gli studiosi la ricostruzione in sala della pala d’altare perduta qui proposta, nella sua integrità, sulla base dei disegni preparatori di Raffaello, su una copia parziale realizzata dopo la vendita e da osservazioni su elementi figurativi e materiali desumibili dai frammenti, come la dimensioni delle assi del supporto, le proporzioni delle figure, la costruzione prospettica dello spazio. L’Incoronazione di San Nicola da Tolentino, infatti, è la prima opera realizzata da Raffaello insieme a Evangelista da Pian di Meleto, già collaboratore del padre, per Città di Castello. Nei documenti Raffaello, diciassettenne, viene già definito “magister”. Nel 1789 la pala, danneggiata da un terremoto, fu venduta a papa Pio VI e ridotta in piccoli quadri. I due frammenti conservati a Capodimonte – Eterno Padre e Vergine – furono acquisiti a Roma nel 1799 per le collezioni borboniche, senza più memoria della loro provenienza, ricostruita solo nel 1912 con l’identificazione di un Angelo conservato a Brescia e dei frammenti napoletani, a cui si è poi aggiunto un Angelo acquistato dal Louvre nel 1981.
E che dire della Madonna del Divino Amore? Oggi è ritenuta un capolavoro di Raffaello, dopo il restauro e le indagini che hanno rivelato novità tra le più spettacolari negli studi degli ultimi decenni. Dal Cinquecento all’Ottocento era stato considerato uno dei dipinti più preziosi della collezione Farnese, ammiratissimo e continuamente copiato. Poi però la critica lo aveva declassato, attribuendolo alla bottega; su questa decisione molto aveva influito la convinzione che il grande disegno conservato a Capodimonte fosse un cartone preparatorio, utilizzato per trasferire i contorni sulla tavola. Ma le indagini hanno chiarito che si tratta di una copia, poiché riproduce ogni dettaglio del dipinto finito. La riflettografia ha invece rivelato sulla tavola, al di sotto della pellicola pittorica, un disegno preparatorio con cui Raffaello ha apportato importanti modifiche alla composizione nel corso dell’esecuzione pittorica con un tratto straordinariamente libero e creativo.
Io non lo stimo meno che s’ella fusse di mano di Raffaello, anzi molto più, perché è cosa fuor di natura che un uomo eccellente imiti sì bene la maniera d’un altro e la faccia così simile (Giorgio Vasari)
Una straordinaria fortuna: derivazioni, variazioni, copie, repliche – sala 7, primo piano
Ancor prima della morte del loro autore, le composizioni di Raffaello venivano copiate e replicate. Ciò avveniva innanzitutto all’interno della sua bottega che egli aveva consapevolmente trasformato in una squadra in grado di promuovere e diffondere le sue invenzioni.
Per questo il concetto di ‘copia’ in Raffaello è ricco di significati diversi, dalla replica alla contraffazione. Nella prima eccellevano i suoi stessi allievi, autorizzati a possedere ‘il marchio di fabbrica’, nella seconda si sfidavano seguaci e artisti anche di massimo livello. La duplicazione delle sue opere sarebbe proseguita nei secoli per la rapida elevazione del ‘divin pittore’ al rango dei modelli dell’antichità.
Nell’ultima sala della mostra sono riunite le opere significative di quella straordinaria fortuna che le collezioni del Museo e Real Bosco di Capodimonte possono documentare nella loro varietà, a cominciare dalla Sacra Famiglia con Sant’Anna e San Giovannino, detta Madonna della gatta di Giulio Romano, principale allievo di Raffaello.
L’opera, un olio su tavola del 1520 circa, è citata da Vasari una volta come di Raffaello un’altra come di Giulio Romano. Come opera di Raffaello sembra fosse stata acquistata dai Gonzaga, ma da almeno due secoli è considerata il capolavoro di Giulio Romano.
Le indagini giustificano queste oscillazioni, mostrando il complesso iter compositivo che ha portato al suo aspetto attuale. Radiografie, riflettografie e MA-XRF rivelano una stesura estremamente stratificata, dove i volti delle figure principali, già dipinti negli strati inferiori in modo naturale e armonioso, appaiono trasformati nella stesura finale in modo più incisivo e caricato, tipico di Giulio Romano.
Si tratta probabilmente di un’opera portata avanti da Raffaello prima di morire, lasciata incompiuta e poi terminata dal suo erede secondo il proprio gusto.
La inusuale stratificazione è alla base anche della precaria conservazione del dipinto, in alcune parti significative gravemente sfigurato da antiche cadute di colore e da malaccorti restauri.
In sala il dipinto è esposto in relazione a un disegno e un’incisione sullo stesso soggetto, conservati nel Gabinetto Disegni e Stampe del Museo e Real Bosco di Capodimonte.
Nell’ultima sala del percorso espositivo ci sono altre opere, tutte ritenute copie da composizioni di Raffaello ben note, ma molto diverse tra loro: la Madonna del Passeggio, la Madonna di Loreto (o del velo) e la Madonna “Bridgewater”. Le indagini e il restauro della Madonna del Passeggio hanno evidenziato un’opera dipinta in modo accurato e diligente con materiali e metodi non diversi da quelli usati nella bottega di Raffaello. Le indagini hanno rivelato poi punti di contatto con il dipinto ritenuto ‘originale’ oggi a Edimburgo, soprattutto con il disegno sottostante reso visibile dalla riflettografia, mentre tra i due quadri finiti ci sono analogie e varianti significative. Ciò porta a pensare che si tratti di una replica, di un secondo esemplare portato avanti da un collaboratore in modo parallelo all’‘originale’. Le altre due opere esposte in mostra, invece, mostrano chiaramente nel disegno sottostante un procedimento meccanico di trasposizione, più libero in un caso (Loreto o del velo), più pedissequo nell’altro (“Bridgewater”).
In mostra c’è anche un’opera di Daniele da Volterra, olio su carta incollata su tela, del 1545-1550 circa, raffigurante San Giuseppe, copia parziale della Madonna del velo di Raffaello. Conclude il percorso espositivo di questa sala e della mostra il Ritratto di papa Leone X di Andrea del Sarto (da Raffaello). Questo dipinto ha lo strano destino di essere tra i più celebri del museo pur essendo una copia. Ciò avviene non solo per la sua qualità e per l’importanza del copista, che fu il migliore pittore fiorentino della sua generazione, ma anche per il lungo brano che gli dedicò Vasari, rendendolo un caso esemplare della difficoltà di distinguere gli originali dalle copie, se fatte da un pittore eccellente. La copia sarebbe stata eseguita per ingannare il duca di Mantova, che aveva richiesto in dono l’originale di Raffaello, e il risultato sarebbe stato tanto perfetto da ingannare anche il suo pittore di corte Giulio Romano, che pure da giovane aveva partecipato all’esecuzione del prototipo. Giulio una volta scoperto l’inganno non avrebbe cambiato idea, concludendo: «Io non lo stimo meno […] anzi molto più, perché è cosa fuor di natura che un uomo eccellente imiti sì bene la maniera d’un altro e la faccia così simile».
Raffaello a Capodimonte: l’officina dell’artista
10 giugno-28 novembre 2021
a cura di Angela Cerasuolo e Andrea Zezza
coordinamento indagini diagnostiche Marco Cardinali
Direttore Generale
Sylvain Bellenger
Progetto mostra
Angela Cerasuolo e Andrea Zezza
Con il patrocinio del
Comitato nazionale per la celebrazione dei 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio
Coordinamento indagini diagnostiche
Marco Cardinali
Comitato scientifico
Sylvain Bellenger, Marco Cardinali, Angela Cerasuolo, Jill Dunkerton, Ana González Mozo, Costanza Miliani, Francesco Paolo Romano, Marika Spring, Andrea Zezza
Direzione lavori allestimento
Chiara Figliolia
Supporto tecnico
Antonia Angelone
Achille Molitierno
Progetto illuminotecnico
Pietro Palladino
Ufficio mostre e prestiti
Patrizia Piscitello
Concetta Capasso
Giovanna Bile
Coordinamento progetto grafico
Francesca Dal Lago
Restauri
Roberto Buda, Angela Cerasuolo, Maria Teresa de Falco, Angela Iuppariello, Francesco Virnicchi
Dipartimento curatoriale
Alessandra Rullo, Patrizia Piscitello, Maria Tamajo Contarini e Maria Rosaria Sansone
Ufficio Restauro
Angela Cerasuolo, Antonio De Riggi, Simonetta Funel, Antonio Tosini, Sara Vitulli, Alessia Zaccaria, Liliana Caso
Ufficio documentazione
Alessandra Rullo, Paola Aveta, Valentina Canone
Responsabile del catalogo digitale e digitalizzazione
Carmine Romano
Ufficio Stampa
Luisa Maradei
Dipartimento Comunicazione
Roberta Senese, Pasqualina Uccello, Giovanna Garraffa, Marina Morra
Dipartimento Architettura ed interim Bilancio e Contabilità
Anna Capuano
Supporto Ufficio Gare e Contratti
Grazia Barlese
Consulenza legale-amministrativa
Carmine Panico
Traduzioni
Claire Van Cleave, Senior Fellow, American Friends of Capodimonte
Progettazione grafica
Francesco Giordano
Realizzazione allestimento
Langella Srl
Coordinamento movimentazioni
Patrizia Piscitello, Alessandra Rullo, Vincienzo Paciello
Movimentazioni
Montenovi Srl
Sponsor tecnici
ERCO Illuminazione Srl
Tecno Srl
Indagini diagnostiche per la mostra
Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, Dipartimento di Lettere e Beni Culturali
Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (ISPC) del CNR
INFN di Catania Laboratori Nazionali del Sud (LNS)
Istituto di Scienze e Tecnologie Chimiche del CNR (SCITEC) di Perugia
Istituto Centrale del Restauro
Laboratoire d’Archéologie Moléculaire et Structurale (LAMS) di Parigi
Altre indagini diagnostiche
Emmebi Diagnostica Artistica Srl
Istituto Nazionale di Ottica
M.I.D.A. di C. Falcucci
Arsmensurae di S. Ridolfi
Catalogo a cura di
Angela Cerasuolo e Andrea Zezza
con la collaborazione di Marco Cardinali
Schede
La scheda A1 è di Alessandra Rullo; le schede A3, C3 e C4 sono di Chiara Violini, la scheda A4 è di Anna Tranquillo. Le altre schede sono state redatte in collaborazione tra Marco Cardinali, Angela Cerasuolo e Andrea Zezza
Redazione
Gianluca Puccio
Coordinamento editoriale e progetto grafico
Editori Paparo
Si ringraziano per il catalogo
Ornella Agrillo, Anna Maria Ambrosini Massari, Amedeo Benestante, Roberto Buda, Maria Ida Catalano, Maria Luisa Chirico, Rosanna Cioffi, Roberto Cobianchi, Claudia Daffara, Alessandro Delpriori, Maria Beatrice De Ruggieri, Michela di Macco, Francesco Paolo Di Teodoro, Cecilia Frosinini, Silvia Ginzburg, Michele Gironda, Tiffany L. Hunt, Marcella Ioele, Riccardo Lattuada, Maurizio Lorber, Ilaria Miarelli Mariani, Marica Mercalli, Andrea Milanese, Pietro Palladino, Raffaella Parzanese, Matteo Positano, Carlo Rescigno, Giovanni Russo, Giulio Sodano, Gelsomina Spione, Piera Tabaglio, Laura Teza, Paolo Violini, Francesco Virnicchi, Giulia Zorzetti
Si ringrazia per la collaborazione e il supporto
Il personale del Museo e Real Bosco di Capodimonte e il supporto ALES
Il personale del Dipartimento di Lettere e Beni Culturali dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”