Gli alberi monumentali del Real Bosco di Capodimonte
Gli alberi sono patrimonio culturale da tutelare e valorizzare. Gli esemplari più preziosi per la naturale bellezza, rarità botanica o importanza storica, sono dichiarati monumentali, diventano a tutti gli effetti monumenti della Natura e, proprio come i monumenti realizzati dall’Uomo, hanno bisogno di essere protetti anche a norma di legge.
Sei alberi del Real Bosco di Capodimonte sono stati riconosciuti alberi monumentali per il loro eccezionale valore, e molti altri sono in attesa di esame.
Scopriamo assieme la storia e le caratteristiche dei primi alberi che hanno contribuito a fare la storia della botanica del Regno di Napoli e del Real Bosco di Capodimonte e che in questa prima fase di censimento sono stati inseriti nell’elenco nazionale degli alberi monumentali.
Il Canforo del Giardino dei Principi, uno degli alberi più grandi e maestosi di tutto il sito reale e tra i principali canfori d’Europa, il Cipresso di Montezuma o Albero del Thule del Giardino dei Principi, una rarità botanica tra i primi esemplari della specie arrivati a Napoli nell’Ottocento, l’Albero dalla corteccia sfogliante del Giardino dei Principi, impiantato nella metà dell’Ottocento, l’Eucalipto robusto, l’esotismo più grande di tutto il Real Bosco (30 mt di altezza per un diametro di 330 cm), il Tasso del Giardino dei Principi, uno degli alberi più affascinanti e misteriosi, il Canforo della Fruttiera Reale (Giardino Torre), esemplare gigantesco della specie (20 mt di altezza per 730 cm di circonferenza del fusto; la chioma si estende per un’area di 450 mq).
Gli alberi monumentali, beni paesaggistici a tutti gli effetti, fanno parte del patrimonio culturale nazionale, al pari dei complessi archeologici, degli edifici, dei castelli e dei centri storici di maggior pregio.
A raccontarci nel dettaglio le caratteristiche degli alberi monumentali, la storia del Real Bosco e la normativa di riferimento, è il botanico Salvatore Terrano, di Euphorbia.
Gli alberi “monumentalizzati”
1 Canforo del Giardino dei Principi (Cinnamomum camphora (L.) J. Presl, 1825)
È sicuramente uno degli alberi più grandi e maestosi di tutto il sito reale e tra i principali canfori d’Europa.
Impiantato intorno ai primi anni del 1800, arrivando direttamente dalla Cina, è diventato uno degli alberi più iconici del parco entrando a fare parte anche di pitture celebri.
Al momento del rilievo (maggio 2021) il fusto a 130 cm dal terreno misurava 670 cm di diametro con una notevole ramificazione di tutto l’apparato fogliare arrivando ad avere una chioma di circa 400 mq.
Le notevoli dimensioni e l’antichità della pianta, l’hanno reso un vero e proprio ecosistema, sui rami si sviluppano muschi, funghi e felci facendolo diventare tra l’altro un notevole esemplare anche di interesse ecologico.
2 Cipresso di Montezuma o Albero del Thule del Giardino dei Principi (Taxodium huegelii C.Lawson)
Originario degli Stati Uniti Mediorientali fino al Messico dove è diventato albero nazionale.
È sicuramente uno degli alberi più importanti del Real Bosco. Considerate le notevoli dimensioni (18 mt di altezza x 3 m di circonferenza fusto) è con tutta probabilità uno dei primi esemplari della specie arrivati a Napoli nell’Ottocento e identificati per prima dal direttore dell’orto botanico di Napoli Michele Tenore.
È un esemplare che esprime un importante valore paesaggistico essendo uno degli elementi principali della collezione del Giardino Anglocinese del Real Bosco.
Rappresenta una rarità botanica, in quanto esotico e scarsamente coltivato sul territorio italiano.
3 Albero dalla corteccia sfogliante del Giardino dei Principi (Melaleuca styphelioides Sm.)
L’albero è una vera rarità, nei giardini napoletani è presente solo nelle collezioni botaniche dei siti reali borbonici (un esemplare si trova presso il Real Orto Botanico di Napoli e un altro nel Giardino inglese della Reggia di Caserta).
Si tratta di un albero impiantato nella metà dell’Ottocento in perfetta coerenza con gli esotismi australiani presenti nel Real bosco.
Ha una corteccia sfogliante, tipica della specie.
4 Eucalipto robusto (Eucalyptus robusta Sm.)
Si tratta dell’esotismo più grande di tutto il Real Bosco. Grazie alle sue dimensioni notevoli (30 mt di altezza per un diametro di 330 cm) sovrasta tutte le altre alberature di cui è circondato diventando il protagonista assoluto dello skyline verso Porta Grande.
La sua singolarità è quella di essere uno dei primi esemplari di eucalipto piantati a Napoli nell’Ottocento quando a Capodimonte si riformò il parco in Giardino Paesaggistico.
5 Tasso del Giardino dei Principi (Taxus baccata L. 1753)
È una delle poche specie autoctone collezionate nel Giardino dei Principi, di dimensioni ragguardevoli (10 mt di altezza e 250 cm di circonferenza del fusto) che ne fanno un esemplare del tutto unico.
Il portamento scultoreo del tronco e le radici affioranti lo rendono uno degli alberi più affascinanti e misteriosi di tutto il Real Bosco di Capodimonte.
6 Canforo della Fruttiera Reale (Giardino Torre) (Cinnamomum camphora (L.) J. Presl, 1825)
Esemplare gigantesco della specie (20 mt di altezza per 730 cm di circonferenza del fusto; la chioma si estende per un’area di 450 mq), è arrivato a Napoli nell’Ottocento insieme all’altro canforo che si trova nel Giardino Anglocinese.
Si trova al centro della Fruttiera Reale del Giardino Torre (unica testimonianza produttiva dei siti borbonici napoletani) in prossimità della fontana in marmo bianco.
Le notevoli dimensioni e la posizione centrale lo rendono un vero e proprio landmark di tutto il complesso.
Il Real Bosco di Capodimonte, un po’ di storia
Il Real Bosco nasce come riserva di caccia nel 1734, per volere di Carlo di Borbone Re di Napoli, e si estende a ridosso della Reggia per circa 134 ettari con oltre 400 diverse specie vegetali impiantate nel corso di circa tre secoli.
L’aspetto odierno è frutto di stratificazioni sovrapposte sull’originario impianto settecentesco e testimonia l’evoluzione del gusto nell’arte dei giardini a Napoli.
Negli anni si susseguirono quattro sovrani Borbonici da Carlo a Francesco II delle Due Sicilie (Franceschiello), due napoleonici Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat e vi lavorarono una mezza dozzina di botanici come Giovanni Gussone, Michele Tenore, Freiderich Dehnhardt e Nicola Terracciano.
Anche dopo l’unità di Italia vi furono interventi promossi da re e principi Savoia, con i Duchi di Savoia che elessero la reggia a residenza stabile fino al 1948, fino a quando non fu lasciata definitivamente da Elena d’Aosta.
Il Sito Reale si articola in cinque ambiti ben definiti: Giardino Paesaggistico (Spianato, Giardino Anglocinese, Belvedere), Giardino Tardobarocco, Giardino Paesaggistico Pastorale, Giardino produttivo (Giardino Torre), Valloni (aree naturalistiche).
La parte più antica, comunemente chiamata “Bosco”, ovvero quella del Giardino Settecentesco o Tardobarocco, nella sua formazione vegetazionale, si compone di almeno un 70% di alberi che possono essere considerati monumentali per dimensione, importanza storica, oltre che per valenza ecologica.
Questo valore monumentale è facilmente osservabile nel viale di mezzo, dove gli alberi vanno a comporre un tunnel verde che conduce alla Statua del Gigante; è possibile osservare maestosi esemplari di lecci (Quercus ilex), roverelle (Quercus pubescens), tigli (Tilia platyphyllos) e platani (Platanus orientalis).
Con l’Ottocento, in concomitanza alla nascita del Real Orto Botanico di Napoli (1807), i siti reali, e Capodimonte in particolare, subirono una massiccia trasformazione stilistica, il paesaggio cambiò radicalmente e le vecchie aree produttive vennero riorganizzate in Giardino Paesaggistico, dove, grazie al clima mite e all’attività dei rinomati botanici vennero impiantate molte specie rare ed esotiche provenienti da tutti i continenti.
Sono specie vegetali che oltre a testimoniare l’evoluzione storica dei giardini, attestano anche l’attenzione alla ricerca scientifica sempre più preponderante in quel periodo.
Arrivarono dall’Australia: eucalipti, grevillee, casuarine, alberi bottiglia; dalle Americhe: magnolie, taxodi, liriodendri; dall’Asia: canfori, camelie e cycas; dall’Africa: podocarpi e molte specie di palme.
Il Giardino dei Principi o Giardino Anglocinese furono il primo nucleo da cui partì la trasformazione di tutto il parco. Non a caso custodiscono ancora i primi alberi esotici arrivati a Napoli.
Questi alberi, che si caratterizzano per la vetustà e per la maestosità delle loro forme, sono una sorta di patriarchi della vegetazione per l’elevato valore biologico ed ecologico, per l’importanza antropologico-culturale, per lo stretto rapporto con elementi di tipo architettonico, per la capacità di significare il paesaggio, sia in termini estetici sia identitari.
Alcuni appartengono a specie rare, o costituiscono rifugio e sostentamento per animali, funghi e piante, di notevole interesse ecologico.
Questi alberi rispondono a precisi e inconfutabili requisiti di monumentalità, specialmente se si analizza il contesto antropologico, culturale e paesaggistico in cui sono inseriti.
Per tutte queste ragioni è stato indispensabile avviare un processo di censimento di quegli alberi che rispondo ai criteri di monumentalità, anche per garantire una tutela maggiore e il riconoscimento del valore degli alberi, anche a norma di legge.
Normativa di riferimento per gli alberi monumentali
Seguendo un ordine cronologico, il primo riferimento alla tutela degli alberi si può ricercare, anche se indirettamente, sia nella L. n. 1089/1939 – Tutela delle cose d’interesse artistico o storico che nella L. n. 1497/1939 – Protezione delle bellezze naturali, oggi assorbite dal D. Lgs. n. 42/2004 – Codice dei beni culturali e del paesaggio.
Un sostanziale passo in avanti verso la tutela dell’albero avente particolare pregio viene fatto grazie al D. Lgs. n. 63/2008: nel modificare il D.Lgs. n. 42/2004, per quanto concerne l’individuazione dei beni paesaggistici esso opera un’importante integrazione all’art. 136 del testo originario, sostituendo la dicitura a) le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica con la dicitura a) le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale, singolarità geologica o memoria storica, ivi compresi gli alberi monumentali.
Gli alberi monumentali, beni paesaggistici a tutti gli effetti, finalmente, entrano a far parte del patrimonio culturale nazionale, al pari dei complessi archeologici, degli edifici, dei castelli e dei centri storici di maggior pregio.
È così che, recependo e facendo propria una sensibilità diffusa, il legislatore equipara i monumenti della Natura ai monumenti dell’Uomo ed è così che il sostantivo “albero” entra ufficialmente nei testi nazionali che tutelano il patrimonio culturale.
Foto degli alberi monumentali di Salvatore Terrano
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