Apre la mostra Il patriarca bronzeo dei Caravaggeschi: Battistello Caracciolo (1578-1635)
Apre giovedì 9 giugno 2022 al Museo e Real Bosco di Capodimonte in sala Causa la grande mostra monografica su Battistello Caracciolo (Napoli, 1578-1635), artista che più di altri ha incarnato gli insegnamenti di Caravaggio, al punto da ottenere la definizione di “patriarca bronzeo dei Caravaggeschi” dallo storico dell’arte e critico Roberto Longhi.
L’esposizione, a cura di Stefano Causa e Patrizia Piscitello, nasce dall’idea di Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte, con la collaborazione istituzionale di Mario Epifani, direttore del Palazzo Reale di Napoli e di Marta Ragozzino, direttrice regionale Musei Campania, presenti alla conferenza stampa.
In queste altre due sedi sono presenti opere di Battistello in un percorso espositivo legato alla mostra di Capodimonte, anche attraverso una bigliettazione congiunta per tutta la durata della mostra.
Sylvain Bellenger: Inauguriamo una mostra estremamente raffinata, elegante e creativa da un punto di vista sensibile e intellettuale. Un colpo d’occhio straordinario è dato dagli accostamenti delle opere pittoriche con le sculture. La mostra si apre rapportandosi alla sensibilità contemporanea grazie al racconto musicale e virtuale di Stefano Gargiulo. L’allestimento di Roberto Cremascoli e Flavia Chiavaroli che avevano già curato l’installazione della mostra Caravaggio Napoli nel 2018, esprime una sensibilità unica. In sei anni abbiamo inaugurato trenta mostre e voglio ringraziare per il sostegno la Regione Campania e in particolare Rosanna Romano e Patrizia Boldoni presenti anche oggi, gli sponsor come Gesac, con il suo amministratore delegato Roberto Barbieri, e Giovanni Lombardi di Tecno che sempre ci supportano e altri mecenati che preferiscono restare nell’anonimato.
Patrizia Piscitello: Questa mostra è stata davvero un’occasione speciale con dei prestiti straordinari, dall’Italia e dall’estero, da istituzioni pubbliche, ecclesiastiche e raccolte private. Voglio ringraziare, in particolare, la Curia Arcivescovile di Napoli, tutti i parroci e gli enti religiosi. Non posso non esprimere una profonda gratitudine per la generosità dei prestatori e per il FEC (Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno) che sempre ci sostiene.
Stefano Causa: Le mostre Oltre Caravaggio e Battistello sono due tempi di uno stesso film reso possibile grazie a un visionario come Sylvain Bellenger. In entrambe, noi curatori, abbiamo scelto un approccio multidiscilplinare in cui la pittura potesse dialogare anche con la scultura. L’accoppiamento è eterodosso perché Battistello è il più infedele dei seguaci caravaggeschi, il suo lavoro è disegnato e plastico e può essere avvicinato al mondo della scultura. Battistello è il patriarca dei Caravaggeschi, come lo definì Longhi, ma allo stesso tempo è il più infedele perché disegna e affresca, come dimostrano le volte affrescate nel Palazzo Reale di Napoli e nella Chiesa della Certosa di San Martino, altri due importanti capitoli di questo percorso espositivo.
Mario Epifani: I disegni presenti in mostra invitano a visitare gli affreschi del Palazzo Reale di Napoli che sono un altro simbolo dell’eterodossia di Battistello. La sala del Gran Capitano, che prende il nome dagli affreschi della volta raffiguranti le Storie del Gran Capitano Gonzalo Fernández de Córdoba, primo viceré spagnolo di Napoli, è stata riallestita rimuovendo il lampadario per rendere meglio visibile l’opera di Battistello e, curiosità per i visitatori, sarà possibile notare il volto di Caravaggio nelle scene affrescate, omaggio che Battistello fa al suo Maestro.
Marta Ragozzino: Ringrazio di cuore Sylvain Bellenger, Patrizia Piscitello e Stefano Causa per averci proposto di far parte di questa mostra davvero straordinaria. La Certosa di San Martino è uno dei luoghi più attraversati da Battistello che ha lavorato a grandi tele, dipinti e affreschi. Una nuova sala è stata riallestita in occasione di questa mostra, con gli stessi colori bronzei di Capodimonte e un nuovo impianto di illuminazione. Inoltre, il pubblico potrà ammirare, per la prima volta, anche i disegni di Battistello.
In sala Causa al Museo e Real Bosco di Capodimonte sono allestite quasi 80 opere molte delle quali provenienti da istituzioni pubbliche, italiane ed estere, enti ecclesiastici e privati collezionisti. Al Palazzo Reale sarà possibile visitare la sala del Gran Capitano affrescata da Battistello Caracciolo mentre alla Certosa e al Museo di San Martino il percorso di mostra si snoda tra le cappelle dell’Assunta, di San Gennaro, di San Martino e nel Coro della Chiesa, oltre che nelle sale dedicate a Battistello nella galleria del Quarto del Priore.
La mostra di Battistello Caracciolo fa parte del programma di esposizioni che porta avanti il Museo e Real Bosco di Capodimonte su artisti napoletani e non napoletani che hanno avuto una stretta relazione con Napoli, anche se fugace, come nel caso di Picasso e, più recentemente, Jan Fabre o Santiago Calatrava, e che hanno visto il loro lavoro influenzato, spinto a esprimere qualcosa di diverso o a volte a prendere un nuovo corso, dall’esperienza napoletana.
Dopo Luca Giordano, Vincenzo Gemito, Salvatore Emblema e ora Battistello Caracciolo, queste mostre monografiche sono spesso le prime in assoluto ad essere realizzate su questi artisti e contribuiscono ad una migliore individuazione, se non della Scuola, almeno del milieu napoletano, un milieu complesso che non può essere compreso solo da mostre strettamente filologiche che spesso occultano la complessità di una metropoli aperta al mondo come Napoli: gli scambi e l’unicità delle scienze umane nel senso più ampio del termine, sono qui più rilevanti della storia tradizionale e delle limitate mostre “scientifiche”.
Ogni mostra è influenzata da quelle che l’hanno preceduta per ciò che ci ha insegnato il suo soggetto, ma anche sull’arte di esporre, di raccontare e sulla ricettività del pubblico. In questo caso la mostra Oltre Caravaggio. Un nuovo racconto della pittura a Napoli, a cura di Stefano Causa e Patrizia Piscitello, inaugurata lo scorso 31 marzo, ha influenzato anche la mostra su Battistello Caracciolo, suggerendo l’introduzione di elementi di confronto con la scultura o con opere pittoriche di diversa sensibilità, apparentemente opposte alla figura di Caracciolo, scuotendo generi e materiali, senza cadere nel concetto di mostra di Civiltà; ha permesso di comprendere meglio la peculiarità di questo pittore, di cambiare prospettive e di dare nuove letture al ricco e poliglotta dialogo artistico nel potente Viceregno spagnolo, sempre scosso dall’arrivo di nuovi talenti provenienti da Firenze, dalla Spagna o da Roma, come Caravaggio, artisti quali Ribera, Lanfranco, Pietro Bernini o Michelangelo Naccherino e le loro opere presenti in mostra, rendono l’allestimento una festa visiva più rilevante e più ricca, dove il visitatore è un complice invitato a interagire.
Nato a Napoli nel 1578, dove muore nel 1635, Giovan Battista Caracciolo detto Battistello è il primo e il maggiore dei pittori caravaggeschi meridionali.
Il pittore fu riscoperto con un articolo del 1915 in due puntate sulla rivista l’Arte dal giovane Roberto Longhi (1890-1970). Lo scrittore e storico d’arte di origine piemontese non rinnegherà mai la passione per il pittore, di cui riuscì a procurarsi, per la propria raccolta di quadri caravaggeschi, un’opera come il potente Seppellimento di Cristo – esposta in mostra (Firenze, Fondazione Longhi).
Battistello fu quanto di più simile ad un allievo il Caravaggio (1571 – 1610) avesse avuto, anche se bisogna riconoscere che fu un caravaggesco molto infedele. A differenza del maestro, egli disegna, affresca e incide. Alcuni dei lavori più impegnativi dell’ultimo tempo del Caracciolo, negli anni 1630, sono tra i capolavori della pittura murale in Italia meridionale. Battistello, di fatto, si forma come frescante tra la fine del ‘5oo e i primi del ‘6oo e, come pittore ad affresco, conclude, con l’aiuto di una bottega, il suo percorso in alcune delle maggiori chiese della città.
L’esposizione nella sala Causa del Museo e Real Bosco di Capodimonte comprende circa 80 opere in dialogo tra loro tra quelle già presenti nel museo e le altre giunte qui grazie a importanti prestiti di collezioni pubbliche, nazionali ed estere, collezioni ecclesiastiche e collezionisti privati.
Un percorso articolato per comprendere come e quanto Battistello Caracciolo sia stato influenzato da Caravaggio, ma anche per studiare in cosa se ne discostò.
Battistello Caracciolo, infatti, è un caravaggesco in controtendenza: lo dimostrano i suoi disegni, così nitidi e veloci, strettamente correlati all’esecuzione di un dipinto. Com’è noto il modus operandi di Michelangelo Merisi da Caravaggio, per come lo conosciamo attraverso le fonti e le opere a noi pervenute, trascurava l’esercizio grafico preliminare alla realizzazione pittorica.
Di fondamentale importanza per la comprensione del ruolo del disegno nell’opera di Battistello è stato il riconoscimento della sua mano in diversi disegni conservati presso il National Museum di Stoccolma. I fogli, alcuni dei quali qui esposti, furono portati in Svezia alla fine del Seicento dall’architetto Nicodemus Tessin il Giovane, di ritorno dai suoi viaggi in Italia.
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