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Una nuova cornice per… il Ritratto di Gentiluomo di Rosso Fiorentino e Scena di sacrificio del Pontormo

Abbiamo una nuova cornice per il Ritratto di Gentiluomo di Rosso Fiorentino e la Scena di sacrificio del Pontormo.

La cornice è di area toscana, dei primi del secolo XVI, in legno intagliato, dorato ad oro zecchino e dipinto a tempera marrone. Di forma architettonica “a edicola” con struttura superiore aggettante “a dentello”, dorata, per l’opera di Rosso Fiorentino, Ritratto di gentiluomo, 1527 ca., olio su tavola.

 

ROSSO FIORENTINO nuova cornice

 

Il Giovane di Capodimonte, uno dei quattro o cinque vertici della ritrattistica del ‘5oo, continua a dominarci con lo sguardo da una camera sovraccarica di tappeti, arazzi e cortinaggi come l’atelier di un pittore del tempo di Napoleone III.

Spettacolosamente bello, d’una timidezza aggressiva pronta a scattare al primo segnale di pericolo, siede su un tavolo in modo informale, come un liceale incerto tra la scuola e la strada, ruotando leggermente il busto verso chi guarda (con effetto, insieme di moto e amplificazione, che giustifica come le sperimentazioni ottiche, rilanciate tra Firenze e Roma nel primo ventennio, si spendessero soprattutto nel campo del ritratto).

La spada bianca della camicia è una freccia puntata in direzione del volto illuminato da sinistra come un quarto di luna.

La pittura liberissima delle mani nervose (naturale proseguimento della psiche, come insegna Leonardo da Vinci) è un distintivo del lessico maturo di Rosso Fiorentino: una si spalanca sul fianco mentre l’altra, che impugna un bastone, precipita a mo’ di uncino.

Di lato e di sfondo fa capolino un’erma con un mascherone che decora una porta (o la cornice di uno specchio).

Alle spalle del personaggio, la cui identità ci è ancor ignota, si svolge parte di un arazzo.

In basso la pagina è chiusa dal disegno di un tappeto (come, negli stessi anni, all’altro capo del paese, se ne vedevano nella guardaroba di scena di un veneziano, un altro straordinario ritrattista dalla vita non meno errabonda, Lorenzo Lotto).

 

PONTORMO nuova cornice

 

Di provenienza toscana, della prima metà del XVI secolo, cornice in legno di noce al naturale a più ordini di intaglio lumeggiata ad oro zecchino, per l’opera di Pontormo (Jacopo Carucci), Scena di Sacrificio, 1545 ca., tempera grassa su tela applicata su tavola.

Un quadro strano e sorprendente che presenta l’uso del monocromo in una scena interpretata come un sacrificio in onore di Cosimo de’ Medici.

Al centro infatti, su di una pira, un ariete e una pantera vengono sacrificati davanti a un gruppo di uomini e donne che mostrano sorpresa e spavento. Il personaggio sulla destra, vestito di nero, è stato identificato proprio con Cosimo, mentre la donna con il capo coperto che guarda verso di noi potrebbe essere la madre Maria Salviati. L’iscrizione enigmatica interpretata come “a te unico Dio” oppure “a te Dio sole”.

L’opera, attribuita al Pontormo su base stilistica, presenta una evidente attenzione alle figure di stampo nordico nei volti quasi caricaturali dei vecchi sulla destra. La tendenza a forzare le regole dei canoni classici della pittura, propria della Maniera italiana, viene in questo contesto chiaramente espressa dalla scelta di collocare in uno spazio angusto figure che, per dimensione, stentano a inserirvisi e sono quindi costrette a rattrappirsi. La stravaganza del quadro viene accentuata anche dalla particolare tecnica, che è stata identificata come una tempera grassa su tela applicata in un secondo momento su di una tavola, forse perché la sua originaria funzione era quella di fungere da ornamento di qualche apparato mobile. L’opera è ricordata negli inventari farnesiani a partire dal 1644.

 

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