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Epifania al Museo e Real Bosco di Capodimonte

Tante le attività in programma al Museo e Real Bosco di Capodimonte per il weekend dell’Epifania.

Eventi musicali e visite guidate con laboratori per bambini, nuove sale aperte al pubblico e riallestimenti da scoprire.

Per tutti i visitatori, adulti e piccini, l’associazione MusiCapodimonte propone le performance della Compagnia Arcoscenico nelle sale dell’Appartamento Reale al primo piano, mentre le note del M° Rosario Ruggiero al pianoforte risuoneranno nella sala degli Arazzi nella mattina dell’Epifania e anche durante quelle del weekend dell’8 e 9 gennaio 2022.

Il Museo e il Real Bosco saranno sempre aperti, nei consueti orari.

La Chiesa di San Gennaro nel Real Bosco che presenta un nuovo decoro dell’architetto Santiago Calatrava sarà visitabile giovedì 6, venerdì 7 e sabato 8 gennaio 2022 (dalle ore 10.00 alle 16.00), salvo avverse condizioni meteo.

 

 

Giovedì 6 gennaio 2022, ore 10.30

Le luci di Buren

Visita alla sezione di arte contemporanea e attività laboratoriale solo per bambini (5-12 anni)

Terzo piano e sala Mele

Parla il linguaggio dell’arte contemporanea l’Epifania 2022 al Museo e Real Bosco di Capodimonte.

I servizi educativi del Museo propongono una visita guidata con laboratorio per bambini dai 5 ai 12 anni: i piccoli saranno accolti nella sezione di arte contemporanea al terzo piano del Museo, dove potranno osservare, in particolare, l’opera in situ di Daniel Buren (Boulogne-Villancourt, 1938), uno dei massimi artisti contemporanei molto legato alla città di Napoli, e il suo classico modulo di strisce colorate di 8,7 centimetri (una delle caratteristiche ricorrenti degli interventi in situ dell’artista francese).

Grazie all’osservazione dei colori e degli spazi, i piccoli visitatori avranno gli elementi base per un racconto di una storia incentrata sull’artista, da trasporre su carta con l’ausilio di colori e tanti materiali, negli spazi dedicati ai laboratori.

Visita guidata e laboratorio a cura de Le Nuvole in collaborazione con Storie a Manovella.

Visita guidata e laboratorio per bambini dai 5 ai 12 anni. Massimo 25 bambini.

Attività non compresa nel biglietto del Museo; costo € 10.00

Durata 1 ora 30 minuti

Info: arte@lenuvole.com

Prenotazioni: https://www.coopculture.it/it/poi/museo-e-real-bosco-di-capodimonte/

Obbligo di green pass (per i ragazzi di 12 anni) e mascherina

 

 

 

ATTIVITÀ MUSICAPODIMONTE

Per tutti i visitatori, adulti e piccini, l’associazione MusiCapodimonte propone le performance della Compagnia Arcoscenico (Rodolfo Fornario e Antonella Quaranta) che racconteranno al pubblico i segreti della Reggia e dei suoi più celebri abitanti nelle sale dell’Appartamento Reale al primo piano, mentre le note del M° Rosario Ruggiero, “Un amico speciale” che esegue pagine del repertorio pianistico classico opportunamente introdotte, donando al pubblico la magica atmosfera della musica che risuona tra le opere d’arte, risuoneranno nella sala degli Arazzi nella mattina dell’Epifania e anche durante quelle del weekend dell’8 e 9 gennaio 2022.

Il libro “Invito alla musica” del M° Rosario Ruggiero è un omaggio ai sostenitori dell’associazione no profit MusiCapodimonte, riferimento per la musica popolare al Museo e Real Bosco di Capodimonte.

Per informazioni scrivere a info.musicapodimonte@libero.it / 376 0198121

 

 

Chiesa di San Gennaro nel Real Bosco di Capodimonte ridecorata da Santiago Calatrava

aperta il 6, 7 e 8 gennaio (ore 10.00-16.00)

Riaperta a luglio 2021, dopo 50 anni, grazie all’intervento artistico di Calatrava, la Chiesa di San Gennaro nel Real Bosco mostra tutta la versatilità e il genio dell’artista che, per la prima volta si misura con la porcellana, una tecnica diversa e molto più sofisticata rispetto alla ceramica, appresa nella cittadina spagnola di Manises, dove l’artista realizza le sue grandi opere in ceramica.

Nella Chiesa di San Gennaro Calatrava, servendosi delle eccellenti maestranze artistiche locali (la Real Fabbrica di Capodimonte per le porcellane, che ha sede proprio davanti alla Chiesa, le sete di San Leucio e le vetrate artistiche di Vietri sul Mare) dona alla Cappella una nuova spiritualità legata agli elementi della natura: i fiori e le foglie del Real Bosco di Capodimonte.

La Chiesa sarà aperta salvo condizioni meteo avverse.

 

Ingresso al Museo e alla Chiesa di San Gennaro con obbligo di mascherina e previo controllo del green pass

 

 

 

Riallestita la sala di Raffaello e aperte al primo piano del museo le sale che anticipano la nuova sistemazione della collezione del XIX secolo, oggi visibile nelle sezioni della Galleria dell’Ottocento al terzo piano e dell’Ottocento Privato, nonché nel percorso dell’appartamento reale, che avrà organica e cronologica presentazione nel progetto per il nuovo allestimento del museo.

Un nucleo consistente è dedicato alla produzione di Vincenzo Gemito, geniale scultore napoletano presente nelle collezioni del museo per acquisti reali o donazioni e arricchito dalla collezione di Achille Minozzi, illuminato mecenate sostenitore dello scultore di cui si presenta, oltre alle importanti sculture in terracotta, bronzo e cera, la particolare collezione di piatti dipinti con tecnica a nerofumo nel 1892.

Opere di artisti che con Gemito hanno dato vitalità alla cultura del secondo Ottocento esposte in sala sono di Francesco Paolo Michetti, Antonio Mancini, Jane Benham Hay, Diodati, Salvatore Postiglione, Giuseppe Casciaro.

 

 

Come nelle ricche pareti dei padiglioni delle Esposizioni ottocentesche, nelle sale si affollano i dipinti e le sculture che hanno caratterizzato le vicende storiche e artistiche dell’Ottocento.

Una variegata tipologia di opere in cui ognuna rappresenta un pensiero sul significato del “fare arte”.

Sono esposte le opere di Antonio Canova, Alexandre-Hyacinthe Dunouy, Francois Gérard e Gaspare Landi, Francesco Podesti, Orest Kiprensky e Domenico Morelli, Salvatore Fergola, Achille d’Orsi e Ettore Ximenes, Joseph Krafft.

 

 

L’Appartamento Storico, la cui totale riapertura è prevista nel corso del 2022, è in riallestimento ma durante questa complessa fase di lavorazione, si è scelto di aprire nove sale, dal Salone della Culla al Salone delle Feste, con un allestimento tematico per presentare i sovrani di Napoli e il gusto di corte tra Settecento e Ottocento.

Sedie, poltrone e consoles di stili diversi, che ben testimoniano le mode del tempo, dialogano con dipinti dinastici, arazzi, orologi e porcellane. La grande eterogeneità degli arredi presenta stili, lavorazioni e materiali molto vari: decori “all’antica” con un forte riferimento alla grande impresa archeologica degli scavi di Ercolano e Pompei, marmi preziosi, alabastri e lacche ornate con motivi a chinoiserie di influenza rococò.

Il progetto definitivo prevede un’evocazione che coinvolgerà l’impianto complessivo di ogni ambiente, dal soffitto alle tende, dagli arredi ai dipinti.

Nel decennio di dominio francese a Napoli, prima col fratello di Napoleone Bonaparte, Giuseppe (1806-1808), e poi col cognato, Gioacchino Murat (1808-1816), maresciallo dell’Impero e marito della sorella Carolina, furono intraprese azioni di risistemazione urbanistica e di abbellimento dei siti reali. In particolar modo nella Reggia di Capodimonte, scelta dai coniugi Murat come residenza privilegiata per via della sua vicinanza alla città, arrivarono dipinti, mobili, porcellane, orologi e suppellettili improntati al gusto neoclassico di matrice maestosa e celebrativa, che si ispirava al modello della Roma imperiale, i cui esempi più pregiati sono esposti nel Salone della Culla così denominato perché in essa era esposta la culla donata dal popolo di Napoli ai Savoia per la nascita di Vittorio Emanuele III nel 1869, oggi conservata alla Reggia di Caserta).

La sala ospita un pavimento in marmo rinvenuto durante gli scavi archeologici di una villa imperiale a Capri, utilizzato prima per decorare la Villa Favorita a Resina durante il periodo borbonico e poi trasferito nella Reggia di Capodimonte nel 1877, regnante Vittorio Emanuele II.

 

 

 

Le sale successive mostrano l’interesse nelle corti dell’Europa del Settecento per i mondi esotici che genera una smania collezionistica per le chinoiserie, tutto ciò che deriva dalla Cina, intesa in senso ampio come mondo orientale e non come entità geografica.

Il gusto per i “motivi cinesi” diventa preponderante, in particolare per le arti decorative, spesso filtrato attraverso il gusto rococò.

A seguire le sale dinastiche con i ritratti di Ferdinando IV di Borbone, re a soli otto anni raffigurato da Anton Raphael Mengs, e della sposa Maria Carolina d’Austria, di Carlo di Borbone e Maria Amalia di Sassonia raffigurati a cavallo, negli ultimi anni di Regno napoletano prima di partire alla volta della Spagna nel 1759, i preziosi arredi, le portantine e la Galleria delle Porcellane che ospita preziosi pezzi della Real Fabbrica di Porcellana di Napoli.

 

 

A chiusura del percorso la sala con il grande biscuit “La Caduta dei Giganti” di Filippo Tagliolini  capomodellatore della Real Fabbrica di porcellana di Napoli, testimonia proprio l’altissimo livello tecnico e virtuosistico a cui era pervenuta la Manifattura, e il Salone delle Feste, tra i pochi ambienti di rappresentanza del piano nobile del palazzo che ancora conserva l’originario carattere di gala e che nel corso del primo Ottocento venne allestito per ospitare ricevimenti durante le cerimonie di corte.

L’ambiente è uno spazio elegante e sontuoso con raffinate simmetrie di matrice neoclassica, dalla decorazione pittorica lieve e festosa sulla volta e sulle pareti caratterizzata da tonalità pastello chiare e delicate, con motivi ornamentali ispirati dai temi della pittura ercolanese e pompeiana.

Durante il regno di Ferdinando II,  la sala venne dipinta, tra il 1835 e il 1838, da Salvatore Giusti, pittore napoletano attivo tra il 1815 e il 1845, allievo di Jacob Philipp Hackert, sulla base dei progetti grafici di Antonio Niccolini, architetto e scenografo.

Dell’assetto originario della sala fanno parte gli specchi e i brillanti lampadari in cristallo e i due divani dall’elegante cintura di gusto neoclassico costituita dal motivo delle lance incrociate, verosimilmente progettati dal Niccolini stesso, al quale spetta anche la paternità del disegno dell’elegante intarsio marmoreo del pavimento.

 

 

Riaperta inoltre al primo piano del museo la sala dei grandi cartoni di Raffaello e Michelangelo, vera preziosità del nucleo Farnese del Gabinetto disegni e stampe di Capodimonte.

I celebri cartoni di Michelangelo e Raffaello erano quelli preparatori rispettivamente per gli affreschi della Cappella Paolina e della Stanza di Eliodoro in Vaticano, provenienti dalla raccolta del bibliotecario Fulvio Orsini, lasciata in eredità nel 1600 al cardinale Odoardo Farnese.

Gli enormi disegni a grandezza naturale sono in realtà un collage di più fogli (il Mosè davanti al roveto ardente di Raffaello è costituito da 23 fogli, il Gruppo di Armigeri di Michelangelo da 19 fogli) sui quali sono visibili i fori per il trasporto su muro con la tecnica dello spolvero: il cartone veniva fatto aderire alla parete da dipingere e tamponato con un sacchetto di tela riempito di carbone, in modo da lasciare una traccia puntinata da seguire nell’esecuzione dell’affresco.

 

 

Aperta anche la Collezione De Ciccio, l’importante raccolta donata da Mario De Ciccio allo Stato italiano nel 1958 e costituita da 1.300 pezzi, soprattutto oggetti d’arte applicata di differenti epoche e tipologia, raccolti dal collezionista nell’arco di oltre 50 anni: galanterie (ventagli, tabacchiere, astucci e orologi), vetri, bronzetti, avori e smalti medioevali, paramenti sacri, tessuti e ricami, argenti di uso liturgico, ceroplastiche, una importante selezione di oggetti archeologici e, soprattutto, uno sceltissimo gruppo di maioliche e di porcellane.

Visitabile l’Armeria di Capodimonte, una delle più notevoli d’Europa. Costituita dalle armi che appartenevano alla famiglia Farnese tra la fine del XV e il XVII secolo, fu ricevuta in eredità da Carlo di Borbone, che vi aggiunse nel Settecento la sua raccolta di armi da fuoco, alcuni doni diplomatici ed altre armi prodotte dalla Real Fabbrica di Napoli.

 

 

Al secondo piano del museo, il visitatore potrà ammirare la Galleria delle Arti a Napoli dal ‘200 al ‘700, la Flagellazione di Caravaggio, la sezione di arte contemporanea che prosegue al terzo piano con la Galleria fotografica di Mimmo Jodice, una raccolta di 52 fotografie, scattate tra il 1968 e il 1988 e dal 1996 parte della collezione permanente del Museo, diretta testimonianza della portata internazionale delle energie artistiche confluite a Napoli nel corso di un ventennio in cui arrivarono in città Warhol, Beuys, Nitsch, Merz, Burri, Kounellis, De Dominicis, Pistoletto, Kiefer, Oppenheim, Alighiero & Boetti e altri ancora.

Sempre al terzo piano il visitatore potrà vedere la mostra Paolo La Motta. Capodimonte incontra la Sanità (fino al 16 gennaio 2022) e la sezione dell’Ottocento e Novecento con opere della scuola pittorica napoletana: Domenico Morelli, Filippo Palizzi, Gioacchino Toma, Francesco Paolo Michetti, Vincenzo Migliaro, sculture di Raffaele Belliazzi e Luigi De Luca, e la grande tela risorgimentale di Michele Cammarano, La Breccia di Porta Pia, fa da ‘spartiacque’ tra la sezione ottocentesca e quella di arte contemporanea.

 

 

Aperta anche la sezione dell’Ottocento privato, l’appartamento ad uso privato della corte, all’epoca dei Borbone e poi dei Savoia, con ampi spazi, vista panoramica sul parco, sulla città e sul golfo di Napoli, dove si respira l’atmosfera accogliente di un elegante ambiente privato che conserva la memoria storica del passato insieme ad una pregevole galleria d’arte: sette sale con oltre duecento opere tra dipinti, sculture, oggetti d’arredo, tessuti e tendaggi.

La suddivisione delle opere in ambienti tematici consente di attraversare la storia dell’arte come in un viaggio e scoprire i cambiamenti del gusto e della cultura figurativa napoletana, dal neoclassicismo (Raffaele Postiglione, Vincenzo Camuccini, Gennaro Maldarelli) alla scuola di Posillipo (Anton Sminck Pitloo, Giacinto Gigante, Gabriele Smargiassi, Teodoro Duclère), dalla pittura della seconda metà del secolo, ricca di storia (Domenico Morelli, Vincenzo Marinelli), nuove visioni del paesaggio (Filippo Palizzi, Giuseppe De Nittis) e della realtà (Gioacchino Toma, Vincenzo Migliaro, Michele Cammarano, Teofilo Patini), orientalismi (Marco De Gregorio, Ettore Cercone), ricerche cromatiche (Antonio Mancini, Francesco Paolo Michetti) e raffinatezze galanti (Giovanni Boldini), fino ai primi decenni del ‘900 (Giacomo Balla, Pellizza Da Volpedo).

 

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