Nello spazio recuperato nell’area dei sottotetti, nel corso degli interventi di adeguamento della struttura museale negli anni Novanta, in una grande sala è ospitata la Galleria dell’800 e anche una piccola sezione di arte contemporanea, dedicata alle nuove tendenze delle arti a Napoli dal secondo dopoguerra agli anni Sessanta.
Il nucleo ottocentesco confluisce a Capodimonte per l’attenzione rivolta dai sovrani di casa Savoia alla produzione ‘contemporanea’, secondo un orientamento già avviato dai Borbone, nonché per successive acquisizioni, molte delle quali dovute a donazioni di illustri collezionisti, come Alfonso Marino (1957) e Giuseppe Cenzato (1969). In particolare, con Vittorio Emanuele II l’ampliamento della raccolta si avvale dell’operato di qualificati consulenti, come i pittori Domenico Morelli e Federico Maldarelli, mentre la Società Promotrice di Belle Arti, fondata a Napoli dopo l’Unità d’Italia (sulla scia di Firenze, Milano e Torino), prende il posto delle Biennali Borboniche e offre nuove occasioni promozionali ed espositive agli artisti.
Le opere esposte appartengono al periodo borbonico e postunitario, quando gli artisti napoletani (e non solo) contribuiscono a creare un linguaggio figurativo nazionale. Seppure attraverso canali espressivi diversi, prevale la tendenza ad approfondire le tematiche del realismo, indagate nei singoli aspetti sociali, psicologici, storici e naturalistici.
L’attenzione al ‘vero’, declinato in tutte le sue forme, dalla pittura di storia allo studio della natura, fino alle sfere sentimentale e popolare, vede impegnata tutta la scuola pittorica napoletana: Domenico Morelli, Filippo Palizzi, Gioacchino Toma, Francesco Paolo Michetti, Vincenzo Migliaro.
Nella galleria dell’800 sono presenti anche delle sculture, a testimoniare le tendenze artistiche che attraversarono Napoli, dal verismo (Raffaele Belliazzi) al simbolismo (Luigi De Luca).