Capodimonte oggi racconta… la Cassetta Farnese
La narrazione dei nostri capolavori non si ferma.
Capodimonte oggi racconta… un vero caposaldo della Collezione Farnese: la Cassetta Farnese.
È considerata – insieme alla celeberrima Saliera di Benvenuto Cellini, conservata al Kunsthistorisches Museum di Vienna – una delle testimonianze più eclatanti dell’eleganza, del lusso raffinato, della creatività nell’arte di tutti i tempi.
Ce la presenta Patrizia Piscitello, responsabile dell’Ufficio Mostre del Museo e Real Bosco di Capodimonte.
La Cassetta Farnese è un magnifico scrigno d’argento dorato, ornato di piccole figure di ispirazione michelangiolesca e impreziosito da cristalli di rocca finemente intagliati, lapislazzuli, smalti nonché da una fastosa, esuberante decorazione.
Frutto della collaborazione tra i più grandi artisti attivi nella Roma della metà del Cinquecento, venne commissionata dal cardinale Alessandro Farnese, colto collezionista e mecenate.
Realizzata tra il 1543 e il 1561 dall’argentiere fiorentino Manno di Bastiano Sbarri, allievo di Cellini, mentre Giovanni Bernardi da Castel Bolognese incise i sei cristalli di rocca a partire dai disegni di Perin del Vaga.
Non conosciamo a chi spetti l’ideazione complessiva dell’opera; si è supposto che possa appartenere a Francesco Salviati o allo stesso Perin del Vaga.
Molte le ipotesi sostenute in passato sulla funzione della Cassetta.
Si è pensato che servisse a custodire un altro celebre e prezioso oggetto appartenuto alla casata, il Libro d’Ore (ora alla Morgan Library di New York) mirabilmente miniato da Giulio Clovio.
È ormai certo però che essa non ebbe una funzione precisa in quanto fu utilizzata come sontuoso dono del cardinale Farnese a Maria d’Aviz di Portogallo, che nel 1565 andò in sposa ad Alessandro Farnese, grande condottiero e uomo d’arme, futuro duca di Parma e Piacenza, nipote nonché omonimo del prelato.
Un recente, complesso intervento di restauro, sostenuto da Intesa Sanpaolo, ha svelato particolari di grande rilievo finora ignoti, e nuove acquisizioni degli studi sull’opera e sulla figura del suo committente.
Si è verificato che i metalli usati sono di particolare purezza: per le tre bellissime scene mitologiche presenti nel coperchio o le due all’interno del contenitore, realizzate a sbalzo, l’argento utilizzato è puro con valori superiori al 99%.
Ancor più preziosa è la lega metallica utilizzata per le parti realizzate fusione con la tecnica della “cera persa”, costituita oltre che argento anche da rame e oro.
Grazie a questa miscela di metalli sono state create le 25 statuette che decorano ogni lato della cassetta, oltre a tutti gli elementi ornamentali.
Ad aggiungere pregio ai metalli preziosi sono stati messi in opera, per realizzare fondi e purissimo lapislazzuli, provenienti dall’Afganistan, dal più intenso colore blu e il trasparente cristallo di rocca importato dall’Oriente da Venezia.
Le sei lastre ovali in cristallo di rocca sono intagliate dall’emiliano Giovanni Bernardi, tra i più celebri e pagati incisori rinascimentali ed in stretto rapporto di amicizia con Michelangelo e tutto il suo entourage.
Manno di Bastiano Sbarri (Firenze notizie fino al 1563)
Giovanni Bernardi (Castelbolognese 1494 – Faenza 1553)
Cassetta Farnese
Argento dorato, sbalzato e fuso, lapislazzuli, smalto e sei cristalli di rocca intagliati
Cm 42,3 x 26 x 23,5
Inv. AM 10507
Testo di Patrizia Piscitello
Per saperne di più guarda il video La Cassetta Farnese di Capodimonte: la storia e il restauro su YouTube
E ascolta il podcast della seconda puntata di Radio Capodimonte del 19 ottobre 2018 con l’intervista a Patrizia Piscitello per l’esposizione della Cassetta Farnese alle Gallerie d’Italia e tanta buona musica!
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