L’arrivo a Napoli dell’Ospite bergamasca è anche l’occasione per presentare un nuovo ciclo di incontri dal titolo ‘Capodimonte è di moda- Percorsi nella storia del costume’ che ospiterà fino a dicembre 2025 tre tra le maggiori studiose internazionali sul tema della storia della gioielleria, della pellicceria, dei tessuti e degli abiti femminili del ‘500.
Ad inaugurare il ciclo di conferenze, il 2 ottobre alle ore 16,00 in sala 20, è la prof.ssa Silvia Malaguzzi. Titolo dell’incontro: “Una dama e il suo pittore. Il mistero dei gioielli’.
Per Malaguzzi, il Ritratto di Lucina Brembati è punto di partenza e di arrivo di un’indagine dedicata ai gioielli dal pittore Lorenzo Lotto. Per l’artista infatti essi non sono solo sfide pittoriche, ma anche – come vedremo – veicoli di significati occulti, strumenti sofisticati per definire l’identità anagrafica e la psicologia dei suoi personaggi. Sullo sfondo di questa analisi si stagliano Bergamo, Treviso e Venezia nel XVI secolo, con la loro raffinata società urbana, con gli aristocratici, e i mercanti appassionati d’arte e di preziosi che il pittore serve e frequenta. Emergono fra i suoi legami più stretti alcune scomode figure di gioiellieri veneziani dalle alte aspirazioni morali e dalle dichiarate simpatie protestanti, un milieu con il quale Lotto condivide sia le convinzioni spirituali che la passione per la metallurgia e il mondo magico delle gemme.
Malaguzzi è stata professoressa di Renaissance Art al Fashion Institute of Technology di New York (dal 2002 al 2017) e di Luxury Jewels presso il Ent-Art Polimoda (fino al 2019) e dal 2017 insegna nel campus di Firenze del Middlebury College sia Arte del Rinascimento che Cibo nell’arte e History of Jewelry. Laureata cum laude presso l’Università di Siena con una tesi intitolata: “La perla e la sua iconografia nella pittura fra Rinascimento e Barocco”, ha svolto studi approfonditi sull’iconografia del gioiello nella pittura del Rinascimento da cui sono nati numerosi articoli per la rivista Art e Dossier, saggi fra i quali Raffaello e i gioielli, contributo al catalogo della mostra Raffaello 1520-1483 (Roma nel 2020); Gioielli e pittori nella Firenze del Quattrocento, in Ritratti di Donna, Vesti e gioielli nella Firenze del Quattrocento (2024) e Le perle di Eleonora, contributo al catalogo della mostra Eleonora di Toledo e l’invenzione della corte dei Medici (Firenze 2023), e libri: Perle (2000), il dizionario dell’arte Oro, gemme e gioielli (2007) e infine Diamanti rubini e smeraldi, il linguaggio dei gioielli nei dipinti degli Uffizi (2023). Numerose sono le conferenze tenute in Italia e all’estero sul tema della gioielleria dipinta e le collaborazioni con università (Iuav e Ca’ Foscari) e enti museali come Uffizi e Museo del Tessuto di Prato.
Secondo appuntamento il 20 Novembre 2025 con “Quando le pellicce erano di moda”, conferenza di Patrizia Lurati. In forma di animali interi quali lussuosi accessori femminili o di pregiate pelli per foderare le sopravvesti, in epoca rinascimentale la moda delle pellicce imperversò. Sono molte le opere d’arte in cui si possono riconoscere come elemento per impreziosire l’abbigliamento o per indicare il rango dei personaggi raffigurati. Nel linguaggio delle vesti, infatti, sfoggiare costose pellicce importate da paesi lontani equivaleva a manifestare pubblicamente status, ricchezza e potere. Ma allora per quale motivo le pelli erano occultate in forma di fodere lasciandone intuire la loro presenza solo attraverso i bordi di maniche e colletti? E perché invece gli accessori costituiti dall’intero animale venivano esibiti con orgoglio?
Ad accompagnare il pubblico in questo viaggio sarà Patricia Lurati che, dal 2018 insegna storia della moda alla New York University di Firenze. Laureata in arti decorative a Siena, si è specializzata all’Università di Firenze e ha ottenuto il PhD in storia dell’arte all’Università di Zurigo. Grazie a una borsa di studio del Fondo Nazionale Svizzero ha approfondito le sue ricerche presso l’Institute of Fine Arts a New York e l’École Pratique des Hautes Études della Sorbona a Parigi. I suoi campi di indagine e i suoi scritti vertono sull’arte rinascimentale, con un particolare focus sulla storia delle donne, sugli animali esotici, e sulla storia della moda dall’epoca rinascimentale fino ai nostri giorni. Tra le sue pubblicazioni scientifiche figurano articoli in riviste internazionali e i libri Doni nuziali del Rinascimento nelle collezioni svizzere (2007), La Chiesa di sant’Antonio Abate a Morcote (2014) e Animali ‘maravigliosi’. Orientalismo e animali esotici a Firenze in epoca tardogotica e rinascimentale: conoscenza, immaginario, simbologia (2021). Ha curato importanti mostre sul costume e la società dal Rinascimento ai giorni nostri: nel 2014 Doni d’amore: donne e rituali nel Rinascimento per la Pinacoteca Züst a Rancate (Svizzera) e nel 2019 Animalia Fashion per il Museo della Moda e del Costume a Palazzo Pitti a Firenze.
Giovedì 11 Dicembre, Roberta Orsi Landini, studiosa del tessuto e del costume, racconterà “L’abito femminile cinquecentesco: corpo svelato, corpo dimenticato”. La moda femminile cinquecentesca definisce un’immagine della donna che ha un’origine più antica e che permane in pratica fino ai nostri giorni: la figura viene spezzata in una parte superiore e una inferiore, nettamente distinte. Nella prima parte del secolo rimane, retaggio del secolo precedente, una morbidezza delle linee e parte del corpo in vista nella scollatura; poi le linee si irrigidiscono e non seguono più quelle naturali corporee, fino a stravolgerle completamente con l’uso di sottostrutture, che le restringono, le amplificano, le distorcono. Solo il volto e le mani rimangono in vista. L’abito femminile guarda a quello maschile come modello: da questo prende a prestito caratteristiche decorative che hanno un’origine militare. Alla fine del secolo la donna è chiusa in un fortilizio di tessuti, che non è tanto rivolto a difenderla dall’altro sesso, ma da se stessa, dalle sue –allora considerate connaturate – cattive pulsioni. Roberta Orsi Landini ha lavorato da diversi anni sulle collezioni tessili e di costumi di Palazzo Pitti.
Orsi Landini è autrice di numerosi saggi e pubblicazioni e collabora con molte istituzioni e musei italiani ed esteri, per cui ha curato diverse esposizioni e cataloghi; in particolare per la Galleria del Costume di Firenze I principi bambini (1985), Moda alla corte dei Medici (1994), Anni Venti (1992), e Abiti in festa (1996). E’ stata membro del Consiglio Direttivo del Centre International des Études des Textiles Anciens come rappresentante dell’Italia; ha diretto per molti anni l’attività didattica della Fondazione Arte della Seta Lisio di Firenze e della Fondazione Roberto Capucci. E’ docente di Storia del tessuto e del Costume presso importanti Istituzioni e autrice di molte pubblicazioni e saggi, tra cui Moda a Firenze 1540-1580: lo stile di Eleonora di Toledo e la sua influenza (2005), Moda a Firenze 1540-1580 Lo stile di Cosimo I de’ Medici (2011), e Moda a Firenze e nella Toscana del Trecento (2019), I Velluti nella collezione della Galleria del Costume di Firenze (2017), sintesi di accurate ricerche sulle tecniche di fabbricazione e metodi per individuare le manifatture.