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IL LUOGO

 

La Stufa dei Fiori, è un piccolo corpo di fabbrica addossato alla Palazzina dei Principi, riadattata verso il 1843 all’uso di una serra. Era addetta alla riproduzione o al ricovero di specie, soprattutto da fiore, che necessitavano di un clima più temperato nella stagione invernale. Nel tardo Ottocento, la Stufa dei fiori fu sopraelevata di circa un metro per ospitare specie esotiche di maggiore altezza ed ottenere maggiore luce e calore indispensabili per la crescita delle piante, a tale scopo venne anche dotata di un tetto ad una falda in ferro e vetro.

 

Nel corso dell’Ottocento a Napoli, avvennero profonde trasformazioni in funzione dell’imperante gusto all’inglese e della fascinazione per l’esotico anche nell’arte dei giardini. A Capodimonte l’artefice di questa grande trasformazione fu Friederich Dehnhardt che dal 1840 divenne direttore del parco.

Questo gusto per l’esotismo si inquadra nei rapporti geopolitici del Regno visibili sia nelle collezioni artistiche che in quelle botaniche ed è presente nei più importanti siti borbonici, luoghi di delizia e cacce reali.  Infatti, grazie alle relazioni diplomatiche e agli scambi nella comunità scientifica, il botanico inglese Alan Cunningham invia a Dehnhardt alcuni semi di varietà botaniche provenienti dal continente oceanico sperimentando per la prima volta a Napoli diverse specie di piante australiane.

 

L’antica Serra era molto cara alla Duchessa Elena D’Aosta e, probabilmente, quando la nobildonna di casa Savoia abitava a Capodimonte negli anni ’30 del XX secolo furono aggiunti altri due accessi e finestrini sul fronte a sud, tompagnati i due accessi a nord e a ovest ed aperto un varco verso il piccolo vivaio. Dalla Stufa si accede infatti, ad una piccola area a verde recintata, di circa 500 mq. Questo piccolo vivaio, probabilmente, occupava una porzione ridotta di quell’ampia zona un tempo denominata “Pipiniera” in cui si coltivavano, in piena terra o in vaso, le piante più pregiate del Giardino dei Principi e la cui esistenza risulta ancora oggi leggibile sulla Pianta Schiavoni risalente al 1875.

 

 

L’edificio prima del restauro
L’edificio dopo il restauro

 

IL RESTAURO

 

Le indagini storiche

Prima dell’ultimo restauro, il piccolo edificio risultava alquanto degradato. La riqualificazione è stata eseguita grazie alle ricerche archivistiche e all’indagine estesa alle problematiche tecnico-costruttive e funzionali.

 

Restauro ed efficientamento energetico

Tra gli interventi effettuati durante il restauro:

  • rifacimento e consolidamento delle opere murarie
  • rifacimento degli intonaci
  • adeguamenti impiantistici
  • sostituzione di tutti i vetri della copertura e dei serramenti esterni in ferro
  • impiego di materiali a ridotto impatto ambientale

Particolare attenzione è stata riservata al tema dell’efficientamento energetico con l’uso di materiali moderni, durevoli e compatibili con l’ambiente: per i vetri ad esempio sono state scelte tipologie di lastre con particolari caratteristiche di rifrangenza dei raggi solari al fine di regolare la temperatura dei locali interni ora destinati al pubblico.

 

Il colore “Vetriolo di Cipro”

Con attenzione agli aspetti storico-filologici e l’impiego delle più moderne tecnologie, è stato possibile riproporre per gli interni la coloritura “Vetriolo di Cipro”.  La particolare tonalità di azzurro intenso risaliva probabilmente ad interventi di restauro precedenti, ed era stata scelta per le proprietà fungicida che il Vetriolo di Cipro, solfato di rame, particolarmente funzionali in ambienti con elevato tasso di umidità come le serre.

Il colore attuale è stato ottenuto con lo spatolato su intonaco bianco, una particolare tecnica pittorica che rende la superficie della parete lucida e liscia ma soprattutto ricca di velature, permettendo così di poter ricreare sfumature di colori perfettamente corrispondenti alle antiche velature del vetriolo di rame impiegato in passato.

 

L’edificio prima del restauro
L’edificio dopo il restauro
L’edificio prima del restauro

L’edificio dopo il restauro

 

IL GIARDINO

 

L’intervento di restauro e riqualificazione della stufa dei Fiori ha interessato anche l’area a verde circostante, sopravvivenza dell’antico vivaio di cui la Serra era originariamente dotata. Questo piccolo vivaio, probabilmente, occupava una porzione ridotta di quell’ampia zona un tempo denominata “Pipiniera” in cui si coltivavano, in piena terra o in vaso, le piante più pregiate del Giardino dei Principi e la cui esistenza risulta ancora oggi leggibile sulla Pianta Schiavoni risalente al 1875.

 

La rinascita della Stufa dei Fiori

Il restauro botanico della Serra è stato basato sulla ricerca di planimetrie storiche, dipinti, fotografie, ed altro materiale d’archivio particolarmente significativo come gli elenchi floristici. Nell’elenco del 1883, del giardiniere Giacomo Fioretti, sono riportate specie e quantità coltivate all’epoca con una predilezione per le varietà esotiche utilizzate in vari ambiti: dal tessile al farmaceutico, dal gastronomico all’ornamentale.

 

Tutto il mondo in un giardino

Nel rispetto della memoria storica del luogo, il giardino della Stufa dei Fiori Tisaneria-Bistrot, presenta a ridosso del muro rivolto ad ovest un parterre di piante aromatiche e officinali: lavande, timi, rosmarini, santoline e salvie, ma anche passiflore di diversa specie tra cui la Passiflora edulis, da cui si ricava il frutto della passione, largamente diffuso in campo alimentare.

Da un secondo elenco botanico, del giardiniere Salvatore Morisi, emergono anche moltissimi esotismi provenienti da più continenti come i Phormium della Nuova Zelanda o le strelitzie (Strelitzia reginae) del Sud Africa, ma anche piante di origine asiatica come il cedro giapponese (Cryptomeria japonica) e l’osmanto (Osmanthus heterophyllus) e ancora piante dal continente americano come l’albero dei tulipani (Liriodendron tulipifera) e le ortensie a foglia di quercia (Hydrangea quercifolia).

Questa diversità indica l’ambizione culturale e geo-politica del Regno che oggi viene rievocata dalla collezione di piante selezionate: banksia e grevillea, arbusti australiani molto cari a Friedrich Dehnhardt, botanico e paesaggista tedesco nominato nel 1830 direttore del parco di Capodimonte, a cui si deve la veste di giardino paesaggistico del parco ed il cui busto è visibile nei pressi della Stufa dei Fiori.

Il giardino rinnovato della Stufa dei Fiori, è oggi un ricercato esempio di collezionismo botanico che, pur esprimendo a pieno il concetto del giardino ottocentesco, valorizza, attraverso una rilettura contemporanea, la componente vegetale con un allestimento che mescola esotismi ad endemismi, piante eccentriche dal caleidoscopico fogliame policromo a piante scultoree dal portamento plastico-architettonico.

 

Il giardino, luogo di cultura

In virtù della nuova destinazione d’uso della Serra, aperta al pubblico con attività di degustazioni ma anche di incontri letterari, artistici e sociali, il giardino esprime la vocazione didattica e civica dell’intero luogo attraverso una meticolosa cartellinatura delle varietà botaniche presenti, affinché la Stufa dei Fiori e il suo giardino possano essere anche un luogo, aperto a tutti, per la comprensione della straordinaria complessità e biodiversità del mondo vegetale.

 

 

FRIEDERICH DEHNHARDT, UN BOTANICO GIARDINIERE DALLA SASSONIA ALLA CORTE DI NAPOLI

 

Friedrich Dehnhardt (Bühle, 22 settembre 1787 – Napoli, 1 maggio 1870), botanico, entomologo ed architetto paesaggista, nacque in un piccolo villaggio nei pressi di Gottinga nella Bassa Sassonia.

Iniziò fin da giovanissimo ad interessarsi alla botanica e al giardinaggio, dopo gli studi di floricoltura si spostò a Vienna dove venne assunto come aiuto giardiniere nel parco del Palazzo Reale di Schönbrunn.

A 21 anni si trasferì in Italia lavorando prima come giardiniere a Villa Cusani a Desio, in Lombardia, e in seguito nel Parco Reale di Monza.

Nel 1810 si trasferì a Napoli dove continuò la sua carriera da giardiniere presso la residenza del banchiere tedesco Christian Heigelin a Capodichino. Qui venne notato da Michele Tenore, all’epoca direttore dell’Orto Botanico, che lo volle fortemente al suo fianco per implementare la collezione botanica. Dopo qualche anno, lavorò anche presso la Villa Reale di Napoli, oggi Villa Comunale, e la Villa Floridiana dove introdusse numerose piante esotiche.

Ma è al Real Bosco di Capodimonte che Dehnhardt lega maggiormente il suo nome.  Vi arriva nel 1830 per poi subentrare nel 1840 a Giovanni Gussone nella direzione del parco, operando una maestosa opera di trasformazione delle aree produttive in giardino paesaggistico, introducendo camelie, eucalipti, grevillee, magnolie e tassodi conferendo al parco una nuova immagine tendente al romantico.

Trascorse la sua vita dedicandosi ai giardini e allo studio della botanica, grazie al conte Francesco Ricciardi, ebbe la possibilità di fondare un giardino botanico (Horti Camaldulensis), nell’area oggi identificabile con la collina del Vomero, dove classificò molteplici piante esotiche, in particolare quelle della flora australiana.

 

ATTIVITÀ

 

Degustazione di tisane, bevande, preparazioni derivate dai prodotti agricoli, storicamente documentati, e dai fiori del Giardino Torre e della Stufa.

Market sociale con vendita di prodotti biologici provenienti da agricoltura sostenibile.

Coltivazione, esposizione e vendita di piantine in vaso, composizioni floreali e decorazioni.

Eventi e incontri culturali, artistici e letterari.

 

INDIRIZZO

Via Miano, 2 c/o Real Bosco di Capodimonte, adiacente Palazzina dei Principi

80133 – Napoli (Na)

 

CONTATTI

Tel. 0813088478

info@delizie-reali.it

 

SITO WEB

www.deliziereali.it

 

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