Il restauro del San Sebastiano di Andrea Vaccaro
Ritorna esposto nelle sale dopo un accurato restauro il San Sebastiano di Andrea Vaccaro.
Databile intorno agli anni 1635-40, l’opera raffigura il giovane Sebastiano nel momento culminante del suo martirio, colpito da frecce e coi polsi legati strettamente ad un albero. Il corpo ruota verso sinistra mettendo in mostra i muscoli delle braccia e delle gambe, attraverso forti contrasti di luce e ombra.
Il dipinto fu donato dal pittore Edoardo Dalbono al Museo nel 1907 e faceva parte della collezione del padre Carlo Tito Dalbono. Molto evidente è l’influenza di Ribera, fondamentale nella formazione di Vaccaro, così come fu il classicismo di Guido Reni, particolarmente congeniale al Vaccaro, ravvisabile nell’estremo equilibrio compositivo della scena e nella bellezza un po’ patetica del giovane Santo.
Le analisi diagnostiche preliminari al restauro, hanno costituito come sempre uno strumento fondamentale per indirizzare la metodologia d’intervento.
È stata rilevata la presenza di una spessa vernice ossidata anche additivata di colore, usata allo scopo di uniformare e mascherare le lacune estese soprattutto nel fondo.
Infatti, la pulitura ha restituito oltre al tono freddo dell’incarnato, la presenza di una ricca scenografia composta da elementi naturali ed iconografici in precedenza totalmente celata dalle corpose stratificazioni che davano la percezione di una figura stagliata su un fondo scuro monocromo.
La radiografia, che legge gli strati soggiacenti, ha inoltre evidenziato alcuni pentimenti ovvero zone in cui l’autore è intervenuto correggendo la sua stessa mano, in particolare nell’ andamento del nodo del panneggio.
Una sapiente e minuziosa integrazione pittorica delle stuccature e delle lacune ha completato l’intervento di restauro.