1300 pezzi tra galanterie, vetri, bronzetti, avori e smalti medioevali, paramenti sacri, tessuti e ricami, argenti di uso liturgico, bronzetti, ceroplastiche, pastori siciliani, una importante selezione di oggetti archeologici e uno sceltissimo gruppo di maioliche e di porcellane.
La collezione, donata da Mario De Ciccio allo Stato italiano nel 1958 è costituita da 1.300 pezzi, soprattutto oggetti d’arte applicata di differenti epoche e tipologia, raccolti dal collezionista nell’arco di oltre 50 anni prima a Palermo, sua città natale, poi a Napoli, sua patria d’adozione dal 1906, ed anche sui più quotati mercati d’arte internazionale.
Con un gusto eclettico di matrice ancora tardo-ottocentesca (era nato nel 1868 ed aveva iniziato molto presto la sua carriera di collezionista ed antiquario) Mario De Ciccio formò la sua raccolta con alcuni dipinti, qualche scultura, smalti limosini del Cinquecento, galanterie (ventagli, tabacchiere, astucci e orologi), vetri, bronzetti, avori e smalti medioevali, paramenti sacri, tessuti e ricami, argenti di uso liturgico, ceroplastiche, una importante selezione di oggetti archeologici e, soprattutto, uno sceltissimo gruppo di maioliche e di porcellane.
I fastosi piatti “da pompa” in ceramica hispano-moresca decorata a lustro metallico, le ceramiche persiane due e trecentesche, le preziose maioliche italiane decorate con scene “istoriate”, a “quartieri”, a grottesche, i fragili vetri veneziani o “alla façon de Venise”, lo sceltissimo gruppo di porcellane cinesi e giapponesi, di Meissen, Vienna, Ginori, soprattutto di Capodimonte (con gridi e scene galanti) e di Napoli (col busto in biscuit di Tolomeo Sotere e le celebri panchine).
I ventagli e gli orologi da taschino, gli smaglianti parati d’altare ricamati ma anche gli oggetti di fattura più corrente come i mortai in bronzo e i piatti da elemosina in rame sbalzato costituiscono, con la loro scenografica e variegata esposizione nelle vetrine, un utilissimo completamento delle raccolte storiche del museo e delle porcellane di provenienza borbonica con una componente di matrice collezionistica ed antiquariale.
L’allestimento, curato nel 1958 dallo stesso De Ciccio, è stato adeguato a più moderni criteri di conservazione ed esposizione e riapre al pubblico venerdì 21 dicembre 2018 in occasione dell’inaugurazione della mostra Depositi di Capodimonte. Storie ancora da scrivere, dopo sei anni di chiusura seguiti alla sistemazione del 2010 che rivisitava quella originale voluta dal donatore e dall’allora soprintendente Bruno Molajoli.