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L’Italia chiamò – Capodimonte oggi racconta… il servito da tavola di Manifattura Del Vecchio

Benvenuti sulla tavola del re!

Leccornie e prelibatezze servite in piatti, geliere, zuppiere, rinfrescabottiglie e rinfrescabicchieri che illustrano le bellezze del Regno.

Per la rubrica “L’Italia chiamò – Capodimonte oggi racconta”, la storica dell’arte Alessandra Zaccagnini ci presenta il Servito da tavola con decorazione ad uccelli, fine XVIII – inizi del XIX secolo, una terraglia policroma della Manifattura Del Vecchio.

 

 

Il servito da tavola, appartenente alle collezioni del Museo di Capodimonte, viene indicato nel 1828 nell’inventario del Real Sito di Carditello, descritto come “terraglia dipinta a collezione di uccelli”, e risulta nella stessa Residenza Reale anche nel 1833.

Tale servito si componeva in origine di 862 pezzi, oggi risulta frammentario e composto da circa 95 pezzi in totale.

Il servito da tavola seppur incompleto, presenta delle forme tali che consentono comunque di avere l’idea complessiva del servito nella sua interezza: piatti da coltello, piatti ovali di varia misura, piatti tondi da portata, geliere, zuppiere – con e senza coperchio – coprivivande, rinfrescabicchieri e rinfrescabottiglie.

 

Manifattura Del Vecchio, Servito da tavola con decorazione ad uccelli, fine XVIII – inizi del XIX secolo, terraglia policroma. Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte

 

Ogni forma presenta una o più decorazioni di esemplari ornitologici: domestici come il gallo, l’oca o la faraona, oppure selvatici come il falco o il nibbio, si ritrovano anche rappresentate specie provenienti da altri continenti come il casuario australiano.

Tali motivi decorativi erano di gran voga tra le varie manifatture europee grazie alla circolazione dei repertori a stampa di materia naturalistica.

Per terraglia si intende un impasto ceramico a corpo bianco poroso e permeabile, composto da argilla, quarzo e feldspato, a cui viene aggiunta una percentuale di calcare.

In genere la terraglia è rivestita da una vernice trasparente piombifera.

La presenza di silicati all’interno dell’impasto dona alla materia un caratteristico colore avorio che viene definito in inglese “cream coloured earthenware” e in francese “faϊence fine”.

La differente proporzione tra gli elementi che compongono l’impasto ne determina il genere, quindi avremo una terraglia tenera – con punto di cottura tra 1140˚ e i 1200˚ – la terraglia media (o silicea) e la terraglia forte (o feldspatica), entrambe con punto di cottura fra i 1230˚ e i 1300˚.

La terraglia risulta plasmabile e resistente.

 

Manifattura Del Vecchio, Servito da tavola con decorazione ad uccelli, fine XVIII – inizi del XIX secolo, terraglia policroma. Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte

 

Parte del servito è attualmente collocato nel percorso espositivo della mostra Napoli, Napoli. Di Lava, porcellana e musica nella sala della natura, raccolto in una grande voliera posta al centro della sala.

 

Mostra “Napoli Napoli. Di lava, porcellana e musica” – Sala della natura
Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte © photo Luciano Romano 2019

 

I pezzi del servito sono affiancati da esemplari ornitologici tassidermizzati, provenienti dalle collezioni del Museo Zoologico di Napoli – del Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche dell’Università di Napoli Federico II – posti in un confronto diretto tra natura e produzione artistica.

Difatti, ogni rappresentazione fa sì riferimento agli esemplari esistenti in natura ma con delle notevoli aggiunte fantasiose apportate dai decoratori, sia nelle forme che nei colori, a volte del tutto innaturali.

 

Mostra “Napoli Napoli. Di lava, porcellana e musica” – Sala della natura – Museo e Real Bosco di Capodimonte @photo di Luciano Romano

 

La sala dedicata alla natura, uno spazio che rimanda al Real Bosco di Capodimonte, racconta come lo spirito scientifico tardo settecentesco colse l’importanza della catalogazione come uno degli strumenti fondamentali per la conoscenza, e di come il “soggetto degli animali” influenzò tutte le manifatture di porcellana e di terraglia sia europee che napoletane.

 

Il testo di Alessandra Zaccagnini è inserito nell’iniziativa “L’Italia chiamò – Capodimonte oggi racconta”.

 

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