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L’Italia chiamò – Capodimonte oggi racconta… il restauro del Buon Samaritano di Luca Giordano

Per la rubrica L’Italia chiamò – Capodimonte oggi racconta… Sara Vitulli, del Dipartimento di Restauro del Museo e Real Bosco di Capodimonte, ci parla dell’intervento sul dipinto il Buon Samaritano di Luca Giordano, artista che sarà protagonista della mostra Luca Giordano. Dalla natura alla pittura di prossima apertura, e che vi abbiamo raccontato nei giorni scorsi in un’anteprima virtuale.

Il restauro è presentato da Stefano Causa, curatore della mostra.

 

Presentazione di Stefano Causa, curatore della mostra: Luca Giordano. Dalla Natura alla Pittura

 

Non vi è dubbio che il sapiente, attentissimo restauro che qui si presenta rivesta un’importanza duplice: in primo luogo ha in qualche modo riportato a nuova luce un capolavoro giovanile di Luca Giordano, una primizia assoluta del maggiore pittore napoletano del ‘6oo.

In secondo luogo – ed è questo il motivo di maggiore orgoglio – ha rimesso in auge un dipinto dei ricchissimi e ancora in parte sconosciuti depositi di Capodimonte.

L’immediata convocazione alla mostra monografica su Giordano, di prossima inaugurazione nella sala Causa, configura, insomma, quella speranza che muove ogni storico d’arte: quella, cioè, di fare la mostra del museo.

Di mettere il museo in mostra, mostrandone anche i ricetti segreti.

Quanto al dipinto, riportato a eccellenti condizioni di leggibilità, si tratta di un impressionante autografo di Giordano.

Con il fiato sul collo di Ribera, qui, più che mai, Giordano morde il freno e, dei cavalli della scuderia del pittore spagnolo, appare come il più autonomo e scalpitante.

 

Luca Giordano – Buon samaritano – prima del restauro

 

Il Restauro, raccontato da Sara Vitulli

 

Il Buon samaritano venne acquisito dal Museo di Capodimonte il 16 novembre 1998.

Precedentemente l’opera era appartenuta alla collezione austriaca Reithorf, passata poi nella raccolta Rossacher a Salisburgo, ed a partire dal 1966 era stata accolta nella collezione W. Rockhill Nelson del Atkins Museum di Kansas City.

Evidentemente il cattivo stato di conservazione aveva scoraggiato l’inserimento dell’opera in precedenti eventi espositivi, per cui finora era rimasta in deposito.

La mostra Luca Giordano. Dalla Natura alla Pittura è diventata lo spunto per realizzare il restauro promosso da Stefano Causa e da Patrizia Piscitello ed eseguito a partire da gennaio 2020.

Di fatto il considerevole dipinto rappresenta oggi una riscoperta che contribuisce ad arricchire la collezione del Museo di un’importante testimonianza dell’attività giovanile del maestro.

L’opera, con una tradizionale attribuzione a Ribera era identificata come il prototipo dal quale sarebbero state tratte più copie.

Ferdinando Bologna, in primis, la collocava nel ricco catalogo di Luca Giordano riferibile al suo soggiorno veneziano del 1653.

 

Nicola Spinosa in “Acquisizioni e Donazioni” edito nel 1999 confermava questa attribuzione all’indomani dell’arrivo a Capodimonte:

 

il riscontro con opere autografe di Ribera negli anni Trenta risulta qui evidente, l’articolato schema compositivo e una resa più comunicativa e addolcita nell’espressione … rimanda invece alle brillanti operazioni su precedenti naturalistici e ribereschi condotti dal giovane Giordano”.

 

Se ne conoscono almeno altre tre versioni di autori ignoti; quella presso l’Art Gallery dell’Università della California, nella collezione Henry Walters a Baltimora e quella della Pinacoteca Civica di Ravenna, fedelissima alla nostra per soggetto e formato.

 

Ignoto, Buon samaritano, Pinacoteca civica comunale di Ravenna

 

Illustra la Parabola del Buon Samaritano (Luca,10,25-37) raccontata da Gesù interrogato da un “Dottore della Legge” per esaltare il sentimento di misericordia e carità che esula dalle differenze di culto.

 

La scena si concentra sul passo in cui un giovane ferito dai briganti sulla strada per Gerico, esamine viene soccorso da un samaritano dopo essere stato ignorato da un sacerdote e da un levita.

Il samaritano, appartenente ad un popolo ritenuto eretico nel mondo giudaico, perché idolatra e pagano, manifesta sentimenti di misericordia e carità, insegnandoci che la pietà divina può esprimersi anche laddove il pregiudizio la ritiene improbabile.

 

La potenza spaziale coinvolge l’osservatore: tra il ferito in primo piano, reso con vigore plastico e cromatico ed il brano di cielo squarciato dalle nuvole, chiaro riferimento alla tarda produzione di Ribera.

Il soccorritore è chino sul ferito, intento a tamponare una ferita sul petto, il suo palafreniere a sinistra trattiene il cavallo, mentre sulla destra, di spalle, il sacerdote si allontana.

 

Luca Giordano – Buon samaritano – particolare prima del restauro

 

Il soggetto, ricorrente nell’arte da tempi remoti, si trova già nel “codice purpureo” del VI secolo del Museo Diocesano di Rossano Calabro e negli affreschi di S. Angelo in Formis dell’XI.

La parabola rappresenta tutto lo slancio mistico e di apertura verso il prossimo che informa la regola di San Francesco.

La troviamo rappresentata nelle vetrate del XIII di Chartres, Burges e Sens e diventa diffusissima soprattutto tra XVI e XVIII ed oltre ancora fino a Delacroix e addirittura Van Gogh.

Luca Giordano stesso si cimenta nuovamente con il soggetto nell’opera databile ai primi anni 60 del Seicento conservata al Musée des Beaux-Arts di Rouen.

L’opera dopo l’acquisizione è giunta al Museo di Capodimonte restaurata e precisamente “foderata”.

La foderatura consiste nell’incollaggio di una nuova tela sul verso di quella originale quando quest’ultima non è più in grado di assolvere alla funzione strutturale.

E’ presumibile che l’intervento sia da riferire alla riparazione a seguito di qualche episodio traumatico che causò la grossa lacuna al di sotto della gamba del giovane ferito.

In quella occasione era stato applicato un nuovo telaio con un sistema angolare dotato di espansori regolabili così da assicurare un costante ed adeguato grado di tensionamento.

Il restauro attuale, atteso un discreto stato conservativo del supporto, si è concentrato sul recupero estetico.

Disomogeneità della vernice protettiva sommate alla presenza di lacune e integrazioni pittoriche da restauri pregressi per la quasi totalità del perimetro e sull’incarnato, ne pregiudicavano la leggibilità.

Una grossa lacuna nella zona inferiore sinistra si stagliava sul fondo bruno.

In primo luogo si è proceduto con una pulitura che ha garantito attraverso l’utilizzo di una miscela gelificata la costante selettività e verifica degli strati sovrapposti man mano che venivano asportati.

Successivamente con la stuccatura delle lacune e integrazione pittorica si è potuto ricucire il tessuto figurativo.

 

Luca Giordano, Il buon samaritano, dopo il restauro
Luca Giordano – Buon samaritano – particolare prima e dopo il restauro

 

Fondamentale l’apporto conoscitivo delle indagini diagnostiche, realizzate da Claudio Falcucci.

La riflettografia infrarossa che “legge” gli strati sottostanti la pellicola pittorica ha consentito di individuare il tratto preparatorio eseguito a pennello di spessore variabile; più fine nei lineamenti del viso del giovane ferito o nei panneggi del samaritano diventa più spesso nel profilo del viso o della mano della figura in secondo piano.

 

Luca Giordano – Buon samaritano – Riflettografia IR totale con confronti al visibile

 

L’impianto compositivo, in generale corrispondente alla redazione finale, presenta alcuni ripensamenti:

  • nella posizione della mano e degli occhi del giovane in alto a sinistra, l’una, nella prima redazione chiusa a pugno e gli occhi rivolti verso l’azione;
  • nell’andamento del panneggio al di sotto del giovane ferito che si riduce forse alla ricerca di una tangibile collocazione spaziale;
  • nel copricapo del samaritano che il pittore decide di far appena affiorare dal cielo retrostante affinché non venga, assieme al capo, fagocitato dai toni bruni circostanti;
  • nel polpaccio destro del samaritano successivamente celato dal panneggio ed infine nella campitura del cielo al di sotto del quale si osservano larghe pennellate.

 

Luca Giordano – Buon samaritano – modifica della posizione degli occhi evidenziata dalla Riflettografia IR

 

Luca Giordano – Buon samaritano – modifica del panneggio evidenziato dalla Riflettografia IR

 

Luca Giordano – Buon samaritano – stesura a pennellate larghe al di sotto della campitura del cielo evidenziata dalla Riflettografia IR

 

La fluorescenza dei raggi X (XRF) consente di caratterizzare gli elementi chimici (con un limite per gli elementi al di sotto di un certo numero atomico) e quindi definire gli strati pittorici che li contengono.

La tavolozza, cosi individuata, è composta da biacca, terre, terra verde, rosso cinabro e un azzurro.

La preparazione bruno – rossastra risulta composta come di consueto da terre, ma anche dal più prezioso rosso cinabro, che si ritrova anche in dosi maggiori come base del pigmento azzurro che si presume di lapislazzulo perché non avendo fluorescenza ai raggi X a causa del basso numero atomico, viene individuato in relazione all’assenza nel punto analizzato di altri possibili elementi costitutivi.

 

Luca Giordano – Buon samaritano – prima del restauro

 

Luca Giordano, Il buon samaritano, 1655-1657
olio su tela cm 139,7 x 195,6 cm
Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte
Dopo il restauro

 

 

Restauro realizzato da: Sara Vitulli, Angela Cerasuolo e Viviana Tacchi

Documentazione fotografica: Ugo Punzolo

Indagini diagnostiche: Claudio Falcucci

 

Il testo di Sara Vitulli è inserito nell’iniziativa  “L’Italia chiamò – Capodimonte oggi racconta”.

 

Leggi tutti gli articoli della rubrica nella pagina dedicata.

 

 

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